La rivoluzione dell’ordinario

Torno ancora sul come  e non sul quanto o sul cosa per approfondire gli argomenti trattati nel post I piccoli fatti e il nostro modo di viverli.
Quali sono le componenti del come stiamo nei fatti?
1- La consapevolezza;
2- l’adesione senza identificazione;
3- l’accoglienza senza condizione.
Considero la consapevolezza come lo sguardo dell’insieme dei corpi sul reale: ciò di cui siamo consapevoli si specchia/riflette/impressiona in ciascuno dei nostri corpi e le immagini, i pensieri, gli stati scorrono nello specchio dei corpi così come negli specchi delle nostre camere scorre l’immagine nostra mentre proviamo un vestito.

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Quanto può essere profonda la disponibilità a perdere?

Dice Marco commentando il post Appunti sulla trasmissione della comprensione spirituale: Ma cos’è che deve morire esattamente? L’ideale morale che ci è stato trasmesso e che non tiene conto del mio sentire attuale? Io non posso che partire da lì del resto e l’insegnamento del Cristo diventa vita solo se coniugato con ciò che sono adesso…
Si, certamente, l’ideale morale deve morire ma, con esso, molte altre cose.
L’imprinting di un’esperienza.
La memoria e l’umore del cammino.
L’appreso concettuale e filosofico.
Il limite del sentire.

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Identificazione, disconnessione, controllo, fiducia

Dice Roberta G. commentando il post La fede/fiducia, la responsabilità, il cambiamento: Personalmente  vivo questa apertura di fede/fiducia  quando rimango in una situazione, in ciò che c’è, fermandomi e ascoltando/osservando, anche se la mia mente desidera fortemente andare/essere altrove.
In questi casi mi ricordo che “ciò che c’è” è la cosa più importante che posso vivere e che può insegnarmi…
Penso, cioè, che il cercare di stare in “ciò che c’è” presuppone l’abbandono del controllo e un atteggiamento di fede/fiducia.

1- Osservare ed ascoltare e stare anche se la mente/emozione desidera identificarsi con qualcosa.

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La fede/fiducia, la responsabilità, il cambiamento

Il disagio esistenziale, psicologico, fisico è provocato da elementi di non comprensione che la coscienza va cercando di acquisire e che trovano resistenze nell’impianto dell’io, dell’identità.
Secondo il C.Ifior il 99% di questi disagi e malattie ha origine nel conflitto coscienza/identità: la coscienza richiede dati ma il sistema dei corpi inferiori che costituiscono l’identità non è in grado di fornirglieli; nella comunicazione tra i vari corpi c’è un sofisticato sistema di decodifiche che non funziona e che dà origine a cristalizzazioni – ovvero a ripetuti tentativi di ottenere risposte privi di sbocchi – dalle quali si originano le turbe del comportamento, o le malattie fisiche.
Noi abbiamo sempre affermato che la fede/fiducia altro non è che un aprirsi fiduciosi ai processi dell’esistenza e abbiamo anche e sempre negato che esse siano l’affidarsi a qualcuno che ci “salva”.

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La pretesa della propria unicità

[…] “In quei momenti, in quei rari, rarissimi momenti,
io riesco per un attimo a trovare veramente in me il senso dell’umiltà:
allorché mi sento sperduto, piccola goccia di colore anonima
– ma non per questo meno importante – sulla grande tela che Tu,
con infinita pazienza, costanza e bontà hai creato.” Fonte
Ricorrono due espressioni:
– il senso dell’umiltà;
– l’importanza pur nell’irrilevanza.

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