- Io/identità
- Immagine di sé
- Sistema d’ordine
- Censore (Da una chat interna del Sentiero)
identità
Cambiamento, conoscenza di sé, importanza della meditazione
Di seguito due brani di Scifo, Cerchio Ifior, relativi alla disposizione interiore nel lavoro del ‘Conosci te stesso’ e delle considerazioni mie sui paralleli con la disposizione meditativa.
Il fine della mente/io è di affermare la propria centralità [vdc7]
Le basi della Via della conoscenza. La vostra mente è sempre lì, pronta a governare, pronta a incitare, pronta a controllare, pronta a dire: “Io sono disponibile, io sono pronta ad andare verso un’altra direzione“.
Rompere l’attaccamento che l’uomo porta al proprio io [vdc6]
Le basi della Via della conoscenza. L’uomo cerca, cerca, cerca e si ferma a un certo punto: si ferma nel momento in cui la sua sofferenza viene in qualche maniera lenita, cioè si ferma nel punto nel quale egli trova che quel meccanismo, che aveva creato la forza della propria sofferenza, viene in qualche modo allentato.
Il bisogno di connettere pensiero, emozione e azione [45G]
Nulla è come vi raccontate. L’uomo è un corpo, cioè una forma attraversata da pensieri e da emozioni che nascono e muoiono, e compie azioni che non sono né coerenti e né non coerenti: sono moti. Tutto passa e va.
L’azione priva di agente [43G]
Chi fa quel passo [evolutivo]? Chi matura? La risposta vi suonerà certamente provocatoria e paradossale: quel passo lo fa soltanto un ‘chi’, vale a dire una semplice parte grammaticale del discorso. Quindi nessuno. Perché per voi ricorrere a un ‘chi’ significa servirsi di un presupposto concettuale: a un ‘chi’ la vostra mente fa continuamente ricorso per attribuire un’azione a un soggetto, altrimenti come potreste immaginarvela, se priva di agente?
Il ‘riconoscimento’ nel rapporto discepolo/maestro
Le identità, per loro natura, vogliono essere riconosciute nella loro alterità: a una identità non interessa sentirsi fusa a un’altra, se non per l’esperienza in sé, per la novità e per quello che può provare. La fusione la minaccia e la annulla, di conseguenza non la brama, ma, alla lunga, la teme.
Il necessario all’io e l’avanzare del “boh!” [38G]
Restare serrati al vostro ‘io’ vi serve per crearvi un’immagine distinta e separata da ciò che vi circonda e per costruire un argine con cui opporvi alla forza dell’indifferenziazione della vita. La creazione di un ‘io’ però necessita di continue connessioni fra emozioni, pensieri e azioni, che vi sforzate di rendere sempre più coerenti.
L’importanza della consapevolezza e del non attaccamento [zq9]
Charlotte Joko Beck, ZEN QUOTIDIANO
[…] Ci sono psicoterapie che vogliono trasformare un sé infelice in un sé felice. Lo Zen, come forse altre discipline e psicoterapie, ci aiuta a passare dall’infelicità del sé al non sé, che è gioia.