Quello che è rimasto indietro

Spero non sia sfuggito all’attenzione del lettore il post di ieri.
Il rischio, forse il pericolo, che corriamo noi tutti ricercatori dell’interiore nel percorrere con determinazione la via dell’unificazione, è quello di conseguire frammenti di unità e su quelli insistere e sperimentare per ampliarli, non riservando cura e attenzio-ne sufficienti a quelle parti del nostro essere che sono rimaste indietro.

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Osservarsi e nient’altro

“Non c’è bisogno di stare continuamente ad analizzarsi sul perchè e sul percome fate le cose. Cercate semplicemente di fare quello che dicono i maestri orientali ed occidentali, cioè di stare costantemente attenti a voi stessi. Fate attenzione a quello che fate e a quello che dite. Non c’è neanche bisogno di scervellarvi tanto sul perchè fate o dite, ma state attenti.

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Posso sbagliare nelle scelte?

Scrivo queste righe pensando a quei genitori che spesso sono in ansia per i loro figli e per le difficoltà che questi incontrano. Spesso il genitore deve scegliere anche per i figli, quando questi sono persi nella loro indefinitezza e incapacità di orientarsi e prendere decisioni: allora il genitore è tenuto ad intervenire ma questo gli provoca non pochi conflitti e sofferenza interiori e il dubbio, veramente duro da reggere, di stare conducendo il figlio verso la strada sbagliata.

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So che mi aiuterai

Tutte le volte che il mio sguardo non è attento all’accadere e a quello che viene richiesto in quel momento.
Tutte le volte che vivo un fatto e dentro di me c’è quel sottile pensiero che insinua: “Lo so già..”
Tutte le volte che non mi fermo, non do tempo all’altro di dichiararsi e proporsi.

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Ancora sui pilastri del pensiero semplice

“Se ci credi, se aderisci intensamente, se lo vuoi, accadrà!” Tutti conosciamo queste affermazioni appartenenti, spesso, al linguaggio comune di certi ambienti culturali, non serve che le spieghi.

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