Il presente e la sua interpretazione

Non poco di ciò che pubblichiamo ha carattere filosofico e riguarda la natura della persona, della realtà, dell’Assoluto.
Pubblichiamo l’orizzonte nell’impossibilità di parlare del singolo passo: come poter raccontare del gesto del lavarsi i piedi e riporre l’asciugamano che canta l’essere nell’assenza di sé?
E che senso avrebbe parlare dei passi senza riflettere su ciò da cui sorgono e ciò che generano?

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La vita è il dispiegarsi della consapevolezza dell’Assoluto

Questo post, non semplice, prende le mosse da uno stimolo di Matteo relativo all’articolo del 18.1:
Allora, seguendo sempre Zenone e parafrasandolo, finché si parla di cogliere l’essere nel presente, nell’istante, nel singolo fatto, ciò è possibile. Ma se poi si vuole trovare la consistenza del divenire, dell’essere del divenire, allora questo sembrerebbe impossibile (sempre logicamente parlando). Esiste un modo, con le parole, per superare questa impasse della razionalità e spiegare più chiaramente “il divenire è l’essere”?

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Schegge di divino

Come raggi di sole nasciamo da un nucleo abbagliante
e ci proiettiamo verso il nostro destino, illuminando
ciò che ci sta di fronte e ciò che ci è possibile.
Le nostre radici affondano comunque in questa sorgente infinita,
dove ogni razionalità nasce ma non può essere espressa.
Come posso io, scheggia di divino, guardare te, scheggia di divino,
e giudicare i tuoi atti, le tue parole?
Come posso interpretarti, se sò che le tue radici affondano
nella stessa immensità che tutto comprende
e dalla quale io stesso provengo?
Posso solo commuovermi ed inchinarmi.

Il disorientamento e l’apatia che sorgono dalla disidentificazione

Da Luciana ricevo: “Credo sia un periodo di reset, come quando dal troppo pieno si esonda e si fa il vuoto. E’ con fatica che cerco di mettere insieme le parole affinchè si comprenda ciò che forse è confuso anche per me. Sono apparentemente tranquilla, nel senso che ciò che accade non mi turba più di tanto, ma questo stato di apparente apatia non mi è familiare. Sono sempre stata una persona accomodante e adattabile, ma quello che vivo ora è uno stato diverso, è come se quello che succede non mi toccasse, come se ci fosse una distanza tra me e ciò che accade. Forse il mio corpo emozionale non si fa più sentire come un tempo, e anche la mente non va in cerca di spiegazioni in modo spasmodico.”
Quella disposizione interiore, che per altri rappresenta un problema, per noi è indicatrice del procedere lungo la via.

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