Dai mondi invisibili, Cerchio Firenze 77, Edizioni Mediterranee, Indice del libro

Vadano queste parole là dove sono attese, e mai mente umana possa servirsi di esse per fine egoistico, acciocchè esse rendano gloria solo all’Esistente.
Là dove è discordia, esse portino unione. Là dove è incomprensione, esse siano il nuovo idioma per una perfetta, reciproca intesa. Chi le ha udite ne è contagiato e mai potrà dimenticarle. Suoneranno come un’accusa o come un plauso, eppure la realtà che esse esprimono non conosce né premio né castigo.
Passa l’uomo col tempo, ma la Realtà eternamente rimane. Muta l’uomo nello spazio, ma la Realtà sempre, dovunque, vige. Così queste parole, indegna Sua veste, sono valide per ogni uomo; il tempo non le farà invecchiare e voi fratelli che ne siete i depositari, abbiate ultimo insegnamento:
“Amatevi gli uni agli altri, perché solo così gli uomini comprenderanno che qua non vi è sfruttamento. Non vi sono né massimi, né minimi”.
E a chi dirà: – Io sono colui che ha detto queste parole – non credete; esse non sono di alcuno.
Erano prima che l’uomo fosse.
Kempis

ENTITÀ COMUNICANTI E LORO MESSAGGI

Cap. 9. Dalì

10. Claudio

11. Teresa

12. Kempis

13. Il Fratello Orientale

L’INSEGNAMENTO

Cap. 14. I piani di esistenza

15. Evoluzione

16. Libertà

17. La manifestazione

18. L’Assoluto

Unione creativa, di Eva Pierrakos, Edizioni Crisalide, Indice del libro

Introduzione

PARTE PRIMA: PRINCIPI COSMICI E CONCETTI PSICOLOGIGI

Introduzione alla Parte Prima

1  Il rapporto
Il piano evolutivo
Il rapporto con tutte le cose e tutti gli esseri
La capacità di stabilire un rapporto dipendente dal livello di coscienza.
Il desiderio di varietà
La manipolazione
Il danno delle aspettative inconsce

2  I principi maschile e femminile nel processo creativo
Il funzionamento dei due principi fondamentali
Il principio maschile
Il principio femminile
Distorsione delle energie creative maschili e femminili
L’interazione armoniosa
Il ruolo dei due principi
L’equilibrio dei due principi nell’individuo

3  Amore eros e sesso
Il significato spirituale dell’eros
La differenza fra eros e amore
La paura dell’eros e dell’amore
La forza della sessualità
Il rapporto d’amore ideale
La ricerca dell’altra anima
La trappola del matrimonio
Il vero matrimonio
Isolamento
La scelta del partner
Eros come ponte

4  Il significato spirituale delle relazioni
Non tutti gli aspetti della coscienza sono sviluppati allo stesso modo
Elementi di disaccordo e unità
Soddisfazione come metro dello sviluppo personale
Chi è responsabile del rapporto?
Interazioni distruttive
Come raggiungere la soddisfazione ed il piacere

5  Mutualità: Principio e legge cosmica
La  mutualità come ponte
Cosa impedisce la mutualità tra gli essere umani?
Chiavi per il lavoro interiore

PARTE SECONDA: COME SCOPRIRE E SUPERARE GLI OSTACOLI CHE IMPEDISCONO UN RAPPORTO COMPLETO

Introduzione  alla Parte Seconda

6  Il desiderio di infelicità e la paura d’amare
Il desiderio di dominio onnipotente
Il rifiuto della responsabilità personale
Il giusto concetto d’amore
Il desiderio d’infelicità

7  Il giusto desiderio di essere amati
La vergogna del desiderio
Sostituzione dell’amore con l’approvazione
Costringere gli altri ad amarti
La disponibilità di amare

8  Oggettività e soggettività nei rapporti
Concentrarsi sulle colpe degli altri
Misure difensive: la severità e l’idealizzazione
Come evitare una crisi di risveglio
La scoperta della mente infantile
Mettere a fuoco la propria visione

9   La tendenza a ricreare i conflitti infantili
La carenza di amore maturo
Tentativi di sanare in età adulta le ferite infantili
La fallacia della strategia
Riprovare il dolore infantile
Come evitare di ricreare le situazioni infantili

10  Attaccamento  dell’energia vitale alle situazioni negative
La combinazione di piacere e crudeltà
L’evoluzione e la trasformazione interiore
Il “matrimonio” fra corrente del piacere e la negatività
La fantasia e la realtà possono coesistere
Due tipi di sensi di colpa
I sensi di colpa riguardo alla sessualità
In quali casi è giustificato sentirsi in colpa?

11  Vita, amore, morte
Il grande ignoto
Tre ostacoli all’esperienza personale
Perché non c’è un’istinto di morte
La chiave sta nella scoperta di se stessi
L’eterno ora

12  Dalle interazioni negative inconsce alla scoperta dell’amore
Il biasimo e le accuse
Interazioni inconsce
Nella realtà ultima non vi sono divisioni
Gli effetti positivi dell’onestà
L’espansione della coscienza
L’amore è la chiave
Una sana rabbia può essere un’espressione d’amore

PARTE TERZA: LE RELAZIONI NELL’ERA DELLA COSCIENZA ESPANSA

Introduzione alla Parte Terza

13  Fusione: Il significato Spirituale della Sessualità
La fusione fisica, emotiva, mentale e spirituale
La sessualità rispecchia i problemi dell’anima
Vi è conflitto fra spiritualità e sessualità
L’origine dei sensi di colpa
La fusione totale

14  Il nuovo uomo e la nuova donna
Un’analisi storica
Cosa si nasconde dietro gli stereotipi?
La donna pienamente autonoma
L’uomo pienamente autonomo
Siamo in un’era di cambiamenti
Lavoro e rapporti

15  Il nuovo matrimonio
Il matrimonio nel tempo
Paura dell’intensità sella corrente unificata
Verso l’estasi mistica
Un grande salto nella coscienza collettiva
Lo scopo ultimo
Il nuovo matrimonio: fusione e trasparenza

Note al testo

Elenco delle Lezioni della Guida

Maestro perchè? Cerchio Firenze 77, Edizioni Mediterranee, Indice degli argomenti trattati

Indice del libro (pagina in lavorazione)

Il presente interiore
1-Oltre la vita, oltre la morte
2-La ruota delle nascite e delle morti
3-La legge del karma
4-L’evoluzione e il suo fine

La prima chiave
Conosci te stesso

Il presente esteriore
1-La vita del sentire
2-I poteri della mente
3-I segreti del sole e della terra

La seconda chiave
Scienze e magie

Il presente ulteriore
1-Il maestro e il suo insegnamento
2-Le religioni dell’uomo
3-Il ritorno del cristo

Indice degli argomenti trattati

Il Presente interiore
Oltre la vita, oltre la morte
Che cosa si intende per evoluzione dopo il trapasso. 23
Che cosa accade, a vari livelli di evoluzione, nei piani più sottili dell’essere? 24
Come vi si svolge l’esistenza? 25
Nei piani dei esistenza oltre quello fisico quali sono i rapporti tra gli esseri: come comunicano? 28
Il tempo oltre la vita umana. I suoni astrali. 30
Su uno spirito guida che nel piano astrale aiuterebbe il trapassato a capire. 30
Sulla fisicità dei disincarnati e sul modo di riconoscersi tra loro. 31
Immagini e forme del piano astrale. 33
Se i colori esistono nelle altre dimensioni d’esistenza. 34
Rapporto tra il tempo-spazio fisico e quello astrale. 35
Come nasce il tempo spazio. 37
Cosa deve intendersi per altre dimensioni in senso di stato e di spazio. 38
Il primo impatto col piano astrale. Gli spiriti elementari del piano astrale: che cosa sono? 39
Sugli automatismi che presiedono all’esistenza degli uomini. 40
Le silfidi e gli gnomi. Glia ngeli e gli arcangeli. Esistono realmente? 40
Le intelligenze planetarie e stellari. 42
Gli spiriti elementari artificiali. 43

La ruota delle nascite e delle morti
Il perché della morte in questo disegno generale che è tutto ordine, equilibrio e logica. 45
Perchè l’uomo ha paura della morte? 46
Come si abbandona il piano fisico. 47
Come nasce la paura della morte? 47
Anche il suicidio è fissato? 48
Sulla scelta tra cremazione e sepoltura. se sono atti d’amore verso i defunti. 50
Quale vita rimane ed anima il corpo fisico di chi è trapassato? 51
Nei casi di arresto cardiaco e di morte apparente, che cosa accade all’individuo? 51
Sul come e il sentirsi di esistere. Cosa accade a chi è in coma o in altre situazioni di assenza. 52
Perchè deve esistere la morte del corpo fisico, del corpo astrale, del corpo mentale? 53
L’invecchiare, il morire, sono essenziali per l’evoluzione? 53
Quali sono i confini e le diverse funzioni del corpo eterico e del corpo astrale. 54
Fuochi fatui, materializzazioni, guasti eterici. 55
Sui cosiddetti gusci astrali. Cosa accade al corpo astrale dopo che si è staccato dal corpo fisico. 56
Se nell’aldilà si ritrovano le persone care. 57
Cosa avviene all’entità nel momento di reincarnarsi. Può scegliere? Vede la sua prossima incarnazione? 57
La nascita come contatto. 58
Sul significato del desiderio di reincarnarsi. 60
Se si sceglie come e dove reincarnarsi. 60
Sulla falsa cognizione della scelta reincarnativa. 60
Se c’è un intervallo di tempo medio tra le incarnazioni. 60
Reincarnazione e coscienza. 61
Può accadere che nello spazio tra due incarnazioni un essere tema il ritorno, che non desideri reincarnarsi? 61
La nascita che cosa è e che cosa determina? 62
Fino a che punto vige la legge dell’oblio? 63
Sulla reminiscenza di incarnazioni passate. 64
Si può rivivere una incarnazione precedente? 64
Perchè alcune persone sentono una particolare attrazione verso un determinato periodo storico? 65
Vite di attività, vite di espiazione. 65
Sull’incarnazione e la reminiscenza. In quali condizioni il ricorso di precedenti esperienze può essere recuperato. 66
Che cosa significa che due persone, incontrandosi, si riconoscono? 67
Perchè non si può conoscere il proprio futuro. 67
Come partecipare agli altri la fede nela sopravvivenza. 67
Sulla meccanica della legge di causa e di effetto e, quindi, della reincarnazione. 68
Chi è il vero soggetto della reincarnazione. 70

Le legge del karma
Sul vero significato del karma. Se è vero che cessa una volta che se ne è compresa la motivazione. 71
Il karma come privazione. 72
La meccanica della legge di causa ed effetto. 73
Il principio e il fine del karma. 74
La legge della misericordia e dell’amore. 75
Sull’analogia tra la legge di causa ed effetto, o karma, applicata all’uomo e quella che vige nei regni vegetale o animale. 75
Il karma non ha memoria. 77
Sul karma e il bilancio per la caduta di una limitazione. 77
Che cosa sono e limitazioni? 78
Un caso di karma collettivo. 80
Come reagire alla minaccia costante di nuove guerre? 80
I tanti fili del karma. 81
Un esempio di karma collettivo: gli ebrei. 82
Sul valore del proprio libero arbitrio riguardo agli altri. 82
Sull’incastro-se tutto è ordine ed equilibrio-tra la libertà e la responsabilità di un tiranno e l’impossibilità, per milioni di persone, di non subire la sua presenza. 83§
L’evoluzione del karma. 83
Sul karma fisicamente doloroso. 84
La funzione del dolore. 84
Può sembrare che il dolore, anzichè far evolvere, talora faccia regredire l’individuo. 85
Se una lunga agonia aiuta l’evoluzione. 85
Le leggi cosmiche e l’identificazione con l’assoluto. 85
Sul perché delle esperienze di limitazioni fisiche, di menomazioni gravi, come del senso della vista. 86
Perchè certe creature nascono ebeti, dementi, inespressive. 86
Sul significato karmico della morte dei bambini. 88
Sulle creature che nascono mostruose: perchè? 88
Che cosa significa, riguardo a un karma doloroso, capire e quindi arrivare a superarlo. Capire che cosa? 88
Il giusto e l’ingiusto. 89
Se può succedere che il karma possa cessare, durante la vita stessa, quando lo si è compreso. 89
Se è possibile agire senza muovere cause. 89
Se il sapere perchè si sta vivendo una data esperienza può essere d’aiuto. 90
Se un uomo all’ultima incarnazione muove delle cause: come e dove ne subirà gli effetti? 90
Sulla possibilità di essere completamente ignari, in una prossima incarnazione, di questo insegnamento. 91
Se l’individuo muove delle cause anche dopo il trapasso. 92
Libero arbitrio e necessità: questo è l’antico dilemma dell’uomo. Dov’è la libertà? 92
Che cosa si intende per variante: solo il salto di qualità. 93

L’evoluzione e il suo fine
Cosa si deve intendere per evoluzione degli esseri? 95
L’atomo di sentire. 96
Se sono di natura diversa l’evoluzione della forma delle specie naturali e l’evoluzione dell’autocoscienza umana. 96
Se gli animali soffrono come l’uomo. Anche per loro il dolore è uno strumento di evoluzione? 97
Se anche gli animali hanno una coscienza. 98
Se è vera l’evoluzione, perchè certi comportamenti degli animali sono più altruistici e umanitari di certi comportamenti degli uomini? 99
Che cosa si deve intendere per coscienza? 100
Se l’evoluzione avviene anche altrove e altrimenti che sul piano fisico. 101
Se in altre galassie, in altri pianeti, gli esseri evolvono analogamente agli uomini. 102
Se è possibile, come taluni affermano, che l’evoluzione avvenga anche senza il bisogno di incarnarsi sulla terra. 102
L’evoluzione è per forza di cose dolorosa? 104
Sull’uomo moderno e sull’uomo antico, così diversi nell’esperienza e nella lunghezza della vita. 105
E’ difficile constatare che dall’inizio dei tempi ad oggi c’è veramente stata una continua evoluzione nella condotta e nella coscienza degli uomini. Anzi, giudicando da questo mondo, si può parlare di regresso. 105
Se  una grande intelligenza è sempre indice di evoluzione. Le grandi conversioni (facciamo il caso di S .Francesco) indicano che quell’uomo è all’ultima sua incarnazione? 107
Se un genio sia necessariamente un essere evoluto. 108
Sul rapporto tra evoluzione e scienza. Il ruolo dell’elettronica e dei nuovi giocattoli. 109
Sull’attuale predominanza degli anziani nel mondo occidentale. L’umanità invecchia? 110
Se un giorno la scienza allungherà la vita dell’uomo. 110
se tutto è già in un eterno presente, se il disegno generale è già tracciato, qual’è il senso e il significato dell’evoluzione? 111
Il significato del sentire di cui parlano i maestri. 112
Sul rapporto tra percezione e coscienza. 113
Se la realtà è sentire, quale comunicazione c’è tra gli uomini.  115
La divina sostanza indiversificata. 115
Sulle tre grandi ere evolutive: del padre o della potenza, del figlio o dell’amore, dello spirito santo o della sapienza. Perchè l’era del padre è detta della potenza? 117

La prima chiave: conosci te stesso
Come esercitare la consapevolezza. 121
Sulla meditazione e l’analisi di se stessi. 122
Autonsapevolezza e inconscio: Come sboccia il fiore della comprensione? 123
L’inconscio e la coscienza. 123
L’autoconoscenza per un mondo migliore. 124
Come costruire una società migliore. 124
E’ solo soffocando l’io, non lasciandolo mai prevalere, che si apre la porta della coscienza, del vero essere? 125
Sul dubbio, dopo aver fatto certe scelte, se la motivazione sia stata egoistica o meno. 126
Il significato di vivere spiritualmente. 127
Sul fatto che l’uomo si idealizza e poi scopre con rammarico di non essere quello. 127
I limiti della saggezza.  128
Sul tenere un diario.  128
L’autoconoscenza come sola realtà.  129

Il presente esteriore
La vita del sentire

Sul ruolo della ricerca culturale e dell’arte per l’uomo occidentale.  133
Sul desiderio, sull’anelito alla bellezza. Come nasce? In che senso è positivo?  135
Sulle grandi differenze sul piano culturale, e morale, tra epoche storiche una successiva all’altra.  136
Come possiamo restare inattivi di fronte alla tragicità degli avvenimenti mondiali, e cosa possiamo fare.  137
Perché è più importante l’intenzione dell’azione. Fare il “male”, allora, in che cosa veramente consiste?  138
Sui modi e i limiti dell’aiutare gli altri.  139
Come si difende l’evoluto da questi divoratori?  139
Chi preferibilmente frequentare. 140
Se le droghe possono favorire certi particolari stati di coscienza.  140
Cosa fa vincere tutte le avversità della vita.  141
I maestri parlano di contagio psichico. Che cosa significa?  142
Per quelli che hanno perduto una persona molto cara.  144
Come accostare le persone che soffrono.  145
La liberazione dal dolore.  145

L’altro da sé, capitolo 9 del libro Conoscenza di sé, meditazione, contemplazione

G: Ho pensato molto a quello che hai detto l’altra volta, che in fondo abbiamo sempre un occhio alla relazione con l’altro, è verissimo; inoltre sull’altro proiettiamo sempre, non lo vediamo mai per quel che è.
R: Dovessi dire qual è il vero maestro della via interiore, senza dubbio direi che è l’altro da noi.
G: Anche un altro inconsapevole?
R: Un altro qualsiasi. Non tutti hanno la possibilità di incontrare un cosiddetto maestro, non tutti possono entrare in una dinamica cosciente con il maestro interiore, la maggior parte impara attraverso il maestro esteriore che è l’altro, indipendentemente dal fatto che sia consapevole del proprio ruolo.
L’altro porta due cose nella nostra esistenza: innanzitutto porta se stesso, in secondo luogo porta lo specchio di noi. Ripeto, qui parliamo di una persona della via interiore avvezza a vedersi e ad interrogarsi; in quest’ottica, quando l’altro si presenta porta sempre un elemento di crisi, l’ingresso in una instabilità di qualche natura: la mente emette dei giudizi – il primo dei quali è relativo ad un moto di simpatia o di antipatia – ed altri derivanti dalle esperienze che abbiamo vissuto nel passato con quella o con altre persone; a questo si aggiungono le aspettative che si hanno in relazione a quell’incontro.
Innanzitutto l’altro porta se stesso e questo è un aspetto tutt’altro che scontato: l’altro si presenta a te, tu lo vedi, lo osservi in relazione a tutto il tuo mondo interiore e che cosa vedi davanti a te?
Quanto è vasta la tua comprensione della sua rappresentazione? L’altro si presenta e noi abbiamo una pretesa, quale?
Quella di saperlo leggere, quella di comprendere chi è. Questa è la prima delle pretese, ma quello che abbiamo davanti e che si presenta con quella rappresentazione tenera, o aggressiva, o ambigua, quanto di quello che lui è, possiamo effettivamente conoscere?
G: Quello che ci siamo permessi di conoscere di noi, e poi quello che riusciamo a vedere da un lato non giudicante.
R: Tu vedi la piccola rappresentazione che l’altro sta mettendo in atto di fronte a te, e cosa ne sai di tutte le altre rappresentazioni che mette in atto di fronte a soggetti diversi, e cosa ne sai delle rappresentazioni di quando è solo, e cosa sai di tutto quello, vastissimo, che non giunge nemmeno a rappresentazione, ma rimane nel subconscio o addirittura nell’inconscio?
G: Non conosciamo noi stessi fino in fondo, potremo conoscere l’altro?
R: Ma tu guarda invece la pretesa, guarda come sentenziamo: “Ma perché sei così, ma perché sei cosà!” Ci vengono mostrati alcuni aspetti e la nostra mente li cataloga, li organizza e si forma una immagine; su quella mette una bella etichetta e dice: “Tu sei così”. Se ho la possibilità di vederti più volte, ti osservo in diverse manifestazioni e ho già il mio piccolo scaffale dedicato a te, dove c’è quel modo, quell’altro modo, e il tutto compone un puzzle che mi rivela la tua immagine: nella mia visione tu sei così.
In verità noi non sappiamo quasi niente dell’altro, come non sappiamo quasi niente di noi stessi. Abbiamo detto, nelle sedute passate, che l’identità non è altro che una costruzione arbitraria dove vengono assemblati pensiero, emozione ed azione e ricondotti ad un filo di coerenza, in realtà inesistente.
Come lo facciamo per noi, allo stesso modo lo facciamo per l’altro, lo riduciamo ad una certa interpretazione; in verità non sappiamo quasi niente ma lo interpretiamo sulla base dei nostri paradigmi interiori, lo etichettiamo e lo fissiamo in un’immagine.
G: E’ chiaro che lo possiamo fare con delle persone che non si permettono di essere fuori da una omologazione..
R: Guarda, io sono con mia moglie da trentaquattro anni e devo ammettere che per me è un mistero; quello che vedo è la superficie, la crosta; io vedo comportamenti, modi, pensieri che mi possono piacere o mi possono disturbare, ma se debbo essere impietoso nella valutazione del mio sguardo, nell’ammettere quello che conosco, debbo arrendermi al mistero, perché quello che so è come l’ultima neve caduta sulla banchisa polare. Quel che vedo è trascurabile, ho la forte, irriducibile sensazione del mistero che mi si presenta e che mi chiede di piegarmi, non di spiegare, non di capire, ma di piegarmi.
Quando io non la guardo più con gli occhi della mente, del giudizio, della simpatia o dell’antipatia, di quello che mi racconto, non rimane niente e affiora il mistero. Questa è l’incredibile e irriducibile realtà dell’altro e di noi. Noi non sappiamo niente, proferiamo sciocchezze, banalità, superficialità che, quando la mente tace, ci producono solo vergogna del nostro sproloquiare e vorremmo sotterrarci perché abbiamo detto questo e quello, ma nel farlo abbiamo parlato di noi, non dell’altro.
Chi è questa persona, oltre la piccola rappresentazione che accade davanti a me e che interpreto? Chi è? Un mondo sconfinato di cui non ho la minima idea. Adesso, alla luce di quello che ho compreso in questi anni, se mai mi ponessi la domanda sul chi è questa persona, dovrei rispondere: nessuno, è un non-essere.
Come quando guardo me e dico: “Chi è questo?” Siamo seri, non c’è nessun “chi”!
A questo livello, dunque, una risposta ce l’ho, ma se mi debbo fermare prima di questa comprensione, debbo riconoscere che quest’altro da me è un mistero; ti guardo, posso tentare delle approssimazioni, ma mi fanno sorridere rispetto alla complessità, alla vastità, alla coerenza e all’incoerenza, al guazzabuglio e al giardino fiorito: che cosa ne so?
Se tu sei niente altro che interpretazione di te, se io sono niente altro che interpretazione di me se, dal mio punto di vista, tu non sei niente altro che mia interpretazione, se tutto non è niente altro che interpretazione, di che cosa parliamo! C’è solo mistero, c’è solo non sapere, c’è solo una grande incognita che domina tutto quanto.
Fino a qui mi interessava sottolineare il limite del primo approccio con l’altro da sé, ora andiamo più a fondo. L’altro con la sua modalità, abbiamo detto, non corrisponde mai alla mia aspettativa ma non solo, mentre si presenta, in me scattano tutta una serie di giudizi e di meccanismi che mi svelano, che parlano di me; quindi il solo presentarsi dell’altro sulla scena rompe un equilibrio, perché invece di confermarmi, mi attiva processi che conducono, attraverso la consapevolezza che ho di me, a subire uno scacco.
L’altro non sta mai dentro al riquadro che io gli ho tracciato, non corrisponde mai alla mia aspettativa, né si lascia inquadrare dal mio giudizio; l’altro introduce sempre una variabile che esce fuori dagli schemi e costantemente mi spiazza: dimmi se non è vero? Tutti i giorni: dal giornalaio che ti risponde così piuttosto che cosà, al tuo compagno che nei piccoli, mille momenti della routine domestica ti spiazza e non è come tu lo avresti voluto. Naturalmente l’altro ti sorprende anche in tanti modi che ti piacciono o ti seducono ma, invariabilmente, la sua presenza  introduce la rottura di un equilibrio e questo per la semplice ragione che il cosiddetto equilibrio comunemente sperimentato non è che un artefatto della mente.
Per la persona della via l’altro è qualcuno che ti costringe costantemente a vederti e ti dice: “Ti vedi nel tuo giudizio? Ti vedi nella tua aspettativa? Ti vedi in quell’etichetta, in quella pretesa?” Formidabile, sfibrante.
G: Insopportabile.
R: Dalla mattina alla sera, l’altro è lì come un tarlo che ti rode e non ti lascia mai in pace; ma, attenta, è l’altro o è quello che la tua mente recita sull’altro che ti si ritorce contro, se sai vederti? Se tu sei consapevole vedi come la tua mente ronza, come mastica sassi, come sferraglia, la vedi e dici: “Dio mio, guarda come in continuazione questa si eccita e in che incubo finisco!”
Quindi l’altro è un pretesto perché la mente si ecciti e faccia tutto il suo lavoro di macinatrice di sassi; sei mai stata in un frantoio, hai sentito il rumore?
Per una persona della via la cosa fondamentale è vedere i propri meccanismi; non possiamo cambiare la mente se non in modo relativo, ma possiamo vederla e dubitare, non accreditarla e disconnettere. Non possiamo cambiarla attivamente perché più ci sforziamo e più l’accreditiamo, più le prestiamo attenzione e più la legittimiamo, anche sofisticandola la confermiamo: possiamo vederla e pian piano imparare a non darle peso.
In quest’ottica ecco la funzione dell’altro come colui che ti scatena la mente; più è prossimo, più c’è un rapporto complice e più te la scatena; più è lontano e meno efficace è la sua azione. Più è genitore, figlio, compagno, amante e più te la scatena, ecco perché è importante un rapporto stretto, che abbia delle complicità, una condivisione del tempo routinario, un orizzonte su cui misurarsi.
G: Il fatto che io abbia chiuso questo rapporto in fondo è perché non sopporto la prossimità.
R: Bisogna vedere tante cose perché non è che si possa stare con tutti quanti, né siamo così masochisti da reggere situazioni distorte che ci fanno male o ci fanno veramente sbarellare. Come principio noi sappiamo che l’altro introduce nella nostra esistenza un elemento di crisi e qui dobbiamo ancora una volta sottolineare l’importanza fondamentale della crisi: la crisi che cos’è?
G: E’ un qualcosa che rompe la maglia della mente: ti vedi o fai finta che sia colpa sempre dell’altro?
R: La pratica nostra, corrente, è di puntare il dito sull’altro e di metterci nel ruolo di vittima, invece si tratta di sviluppare questa disponibilità ad entrare in crisi, a dire: “Ma non posso continuare questo gioco di puntare il dito sull’altro e di piangermi addosso!” Questo lo può fare uno che non ha nemmeno i rudimenti della via, ma io posso dirmi: “Tu che cosa porti nella mia esistenza? Perché mi dai tanto fastidio, mi irriti così tanto? La sola tua presenza parla di me, della mia intolleranza, della mia arroganza, della mia fragilità.”
La persona questo lo vede e può dire: “Perbacco, nel momento in cui ti presenti a me veramente mi metti in scacco!”
L’altro parla di te per un lunghissimo tratto di strada poi, ad un certo punto del cammino, non è più così, dopo ne parleremo, ma fino a quel punto è un pungiglione che non ti dà pace. Ti è mai capitato che quando esci di qui, magari dopo aver discusso un certo argomento, ti capitano delle scene che esplicitano l’argomento trattato? Ti si presenta una specie di laboratorio dove hai la possibilità di vivere il processo che hai affrontato concettualmente; la vita costantemente ci presenta laboratori dove possiamo lavorare noi stessi e le scene che accadono sono funzionali a processi interiori di trasformazione, ma ogni trasformazione può avvenire solo grazie all’incontro con l’altro da sé.
Noi siamo nel lamento continuo, tutto va storto o non va nel senso da noi desiderato, e abbiamo da ridire dalla mattina alla sera di ogni aspetto della vita che si presenta; osserva come ciascuno di noi costruisce una piccola torre dentro cui si arrocca, ed edifica un equilibrio fragilissimo che sembra minacciato dal mondo carogna che incombe e, in questo, temiamo l’incontro con l’altro come uno dei maggiori fattori di destabilizzazione.
G: Se posso fare un esempio, ieri nel treno, quasi vuoto, ero in uno scompartimento con altre persone; una donna molto bella, una insegnante universitaria credo, si mette davanti al nostro scompartimento, con la porta aperta, davanti a queste persone che stavano in silenzio o leggevano e comincia una telefonata senza fine, ad alta voce, in cui raccontava banalità. Dopo di un po’ abbiamo cominciato a scalpitare e io sinceramente ho sbuffato; avevo a fianco un signore simpaticissimo di una sessantina d’anni, che ha detto: “Ma non la trova divertente?” Lì ho capito, ho cominciato a rilassarmi e ho detto: “No, non la trovo divertente”.
Lui ha cominciato un discorso bellissimo, per cui ci siamo divertiti un sacco per un’ora, lei ha continuato a urlare, ma noi semplicemente ci siamo focalizzati su altro senza alimentare la protesta delle nostre menti.
R: Allora, tu hai avuto due “altri” da te: hai avuto lei che con il suo comportamento ha parlato di te. Perché ha parlato di te? Perché ha provocato la protesta e l’identificazione conseguente della tua mente, anche legittima, perché una così è difficile reggerla. Poi c’è il sessantenne che ti ha proposto una lettura diversa in modo che tu potessi disconnettere da quello che sorgeva nella tua mente e ti ha detto: “Stai prendendo sul serio la reazione della tua mente, non ci stai ridendo, perché non ci ridi invece di ingrugnirti?” Lui in realtà t’ha detto di sorridere di lei ma noi nel nostro linguaggio sappiamo che quello di cui dobbiamo sorridere è della reazione della nostra mente che finisce per enfatizzare il dato che la disturba. E’ un po’ come quando è caldo, se cominci a lamentarti e a protestare il caldo ti diventa insopportabile; se posi l’attenzione altrove, rimane caldo, ma non più di tanto.
Se vedi il movimento della mente puoi dire: “Sto dando craniate contro la realtà invece di danzarci assieme! Se mi oppongo l’intensità della scena aumenta perché è maggiore la credibilità che do al recitato della mente, quindi la scena non può che amplificarsi; in alternativa posso imparare a sorridere della sua reazione, questo la svelerà, la metterà in brache di tela e perderà significato”.
Tu pensa, ad esempio, quante volte ti trovi di fronte una persona che ti suscita antipatia e rimani ferma a quella prima impressione e non lasci che la situazione evolva e che quella persona ti possa mostrare altri volti di sé; se noi vedessimo il giudizio che la mente esprime e lo lasciassimo andare permetteremmo alla realtà di svilupparsi diversamente, lasciando che possano manifestarsi dei fotogrammi diversi o alternativi.
Quando l’altro si presenta la mente si attiva: riceve uno stimolo e sulla base di quello inizia a vibrare e più lo stimolo è forte più la vibrazione è forte; quindi si tratta di riconoscerla nel suo essere meccanismo eccitatorio, non un tempio, solo un banalissimo meccanismo eccitatorio, e dirle: “Che cosa stai facendo? Non mi interessa quello che stai facendo, dell’altro sottolinei l’antipatia che suscita ma con questo veli il tanto altro che può essere!”
Nel momento in cui mi pongo queste domande, dubito della mente. Allora, è vero che il primo moto è di antipatia, ma dopo averne preso atto – perché non è che debbo respingerlo, debbo accoglierlo – se vedo ciò che sta accadendo alzo lo sguardo su altre visioni e su ben più complesse comprensioni.
L’osservazione di quell’uomo di fianco a te ti ha permesso di distoglierti da quel battere a martello della tua mente; lui ti ha permesso di guardare alla scena da un altro punto di vista.
Tu dimmi se è possibile conoscere se stessi senza l’altro, intendendo per l’altro non soltanto l’umano ma anche l’animale, la natura, il tempo atmosferico, tutto ciò che si presenta alla nostra attenzione. Il nostro corpo è l’altro: pensa quanto ci spiazzano tutta la dimensione del corpo e dell’energia nella loro manifestazione sessuale, quale disorientamento producono nelle nostre menti e quanto è importante quel disorientamento, quanti paletti abbatte.
Guarda cosa la mente recita in merito alla sessualità e come poi il corpo e l’energia abbattono le barriere e come l’altro con la sua presenza, con la sua sensualità, collabora all’abbattimento dei paletti e conduce ad una messa in crisi della mente e del suo modo di interpretare la realtà, di raffigurarsi la realtà: la sessualità è questo, il corpo è questo, l’amore è questo. Poi, invece, arriva l’altro e il tuo corpo si muove e esce dagli argini e la mente viene scompaginata; guarda all’importanza fondamentale del corpo e della sessualità come a quel qualcosa che crea veramente un disordine, una perdita di riferimento.
Oppure il corpo che parla attraverso la malattia, quanto ci mette in crisi?
Tu prova a considerare il corpo come l’altro che non fa il giudizioso, che rompe le regole perché magari ha delle esigenze che ritiene impellenti e richiede soddisfazione.
G: Non gli frega di quello che dice la mente.
R: Dietro c’è sempre la mente però ad un certo punto lei diventa tangibilmente corpo e dice: “Qui bisogna soddisfare una certa cosa e quindi per piacere vediamo un po’!”
G: Che sei fidanzata o no..
R: Comprendi quanto è interessante questa cosa? Poi una cosa è essere in balia di questo e un’altra è vederlo e ricondurlo ad una gestione, in mancanza della quale le cose possono complicarsi, a volte; inoltre considera che il corpo ha un’autonomia relativa rispetto alla mente perché non è altro che una sua rappresentazione.
Tu pensa al corpo che si ammala; la mente ha la pretesa di una vita serena, senza scossoni, e invece ad un certo punto il veicolo gli si ammala, pensa quanto la mette in crisi. Pensa alla persona che viene colpita da un tumore e che ad un certo punto vede che la possibilità di sopravvivere è messa in dubbio, pensa quanto la mente viene scardinata.
Oppure la persona che viene colpita da un lutto, la morte di qualcuno vicino, pensa quanto viene provata.
Il singolo evento è il comparire dell’altro sulla scena della tua vita, l’altro che chiamiamo tumore, o perdita o altro; nel momento in cui compare inizia un processo, dobbiamo essere attenti a leggere il processo, non il singolo fatto avulso dal processo, perché se leggiamo il singolo fatto non possiamo comprendere che cosa sta accadendo nelle nostre esistenze. Se leggiamo il processo quei fatti acquisiscono un altro significato: l’altro nella forma del tumore, della malattia, della perdita, si presenta e rompe un ordine; ti costringe in una strettoia che è caos e crisi.
Sempre la crisi rompe un ordine e da questa sorgerà un nuovo ordine più sofisticato che verrà a sua volta rotto. L’ammalarsi del corpo, per tutte le implicazioni che comporta, è veramente formidabile come messa in scacco della persona.
G: Ma perché la necessità dello scacco? Più rifiuti di vederti e più sopraggiunge lo scacco?
R: Quella messa in scacco è vero o no che produce uno sguardo differente da quello che avevi prima? E’ vero o no che attiva un processo di interrogazione, di revisione, di trasformazione, di comprensione?
G: Racconta di suoi amici che hanno avuto una figlia disabile: gente di successo che gira il mondo, molto attenta alla affermazione di sé..
R: Nella vita di queste persone ad un certo punto arriva uno stop, nella forma di quest’esserino che si presenta e dice: “Io ho un problema”, e loro sono costretti a fare i conti, non solo col problema dell’esserino, ma con tutto ciò che avevano pensato di sé e della loro esistenza; loro sono messi con le spalle al muro, questo è molto interessante. Può nascere qualcosa o non può nascere niente, a noi non ci riguarda perché questa è la loro storia, quello che invece ci riguarda è l’insegnamento in merito a ciò che l’altro porta nelle nostre vite.
L’altro è veramente collaboratore efficace in tutte le sue manifestazioni di conferma o di smentita, ma quando, in vari modi ci manda in crisi, la sua funzione assume una pregnanza particolare; allora, quel bel partner lì, che ti accarezza, che dice sempre di sì, che è sempre presente e confermante non è detto che sia il migliore dei collaboratori possibili; forse quell’altro che è come carta vetrata..
Guarda la via interiore e la figura del “buon amico”, chi è costui? E’ qualcuno che ti mette di fronte a te stessa, è colui che ti aiuta nel lavoro di svelamento; è colui che non te la racconta, ti rimanda l’immagine di te. Nell’impatto con questa figura tu entri inevitabilmente in crisi.
Rispetto all’altro qualsiasi, che può anche essere inconsapevole, il buon amico è perfettamente consapevole del gioco che sta mettendo in atto e del fatto che si espone per te, non per sé; nell’esporsi sa che ti può fare male, e sa anche che tu puoi provare forti moti di avversione e antipatia che possono condurti a ritrarti dal rapporto: lo sa, ma non ha niente da perdere. Non lo fa per sé, lo fa perché in qualche modo qualcosa lo spinge a farlo, ma lui non è in gioco.
Allora vedi che c’è l’altro consapevole e l’altro inconsapevole, ovviamente l’altro consapevole gioca a tutto campo nello svelamento con una efficacia e una penetrazione che, da un lato ti svela fin nelle midolla, dall’altro ti aiuta a sviluppare gli strumenti per comprendere e per gestire la situazione.
Qui tu acquisisci degli strumenti in maniera diretta, nella vita gli acquisisci indirettamente; qui noi concettualizziamo anche, non facciamo solo l’esperienza dello svelamento, il tutto diventa afferrabile e gestibile dalla tua mente.
G: Velocizziamo i processi.
R: Perché c’è una messa in luce dei meccanismi, è il rapporto stesso tra di noi che ti rende inequivocabile ciò che ti attraversa, è come vedersi in uno specchio tirato a lucido. Subito dopo questo tu puoi realizzare una concettualizzazione appropriata di ciò che hai vissuto: è fondamentale, nella via interiore, poter interpretare in modo adeguato ciò che viviamo.
Se una cosa la vivi e ti vedi in un certo tuo meccanismo, ma non riesci a interpretarla, il processo è più lento; se invece ciò che hai vissuto lo inquadri, te lo spieghi, lo situi in un contesto originale, la mente evolve, diventa uno strumento sempre più duttile e sofisticato.
Naturalmente questo non significa che la mente cambia nelle sue leggi di fondo ma, pur rimanendo se stessa, cambia modalità.
Come tu sai il nostro tentativo non è quello di cambiare la mente, ma di andare oltre la mente, faccenda molto differente. Per andare oltre è condizione importante che questo attrezzo sia affilato: diciamo  che utilizziamo la mente come grimaldello, scalziamo la mente con la mente. Questo fino ad un certo livello, poi la cosa si presenta in termini differenti.
Questo è tutto ciò che l’altro produce, consapevole o inconsapevole che sia.
G: Quando l’altro non è consapevole è molto più difficile.
R: E’ chiaro che tra due che utilizzano gli stessi criteri interpretativi e che hanno un buon livello di consapevolezza il lavoro è più semplice; tu sai che di fronte a qualsiasi tua reazione o azione l’altro mette in atto atteggiamenti che obbediscono ad una logica che conosci, sai il lavoro che l’altro fa e lui sa quello che fai tu. Di certo c’è che, consapevole o inconsapevole che l’altro sia, ti mette di fronte a te stessa e tu devi fare i conti con lo sballottamento che ti produce.
Adesso andiamo all’ultimo aspetto della seduta di oggi e che prepara anche il discorso sull’amore che faremo tra due sedute.
Allora tutto questo è vero, ma lo è fino ad un certo punto: cosa significa? Lungo il cammino fino ad un certo punto l’altro ti parla di te, da un certo punto in poi è semplicemente se stesso e non dice più niente di rilevante su di te.
Giunge una stagione della vita in cui sei sempre meno interessata a te, all’analisi e all’investigazione su di te; sorge uno sguardo che sempre di più si compenetra della comprensione che la mente è la mente che tu non sei la mente e quell’interesse per te con quel nome, con quelle sembianze, con quella certa manifestazione, con quel certo ruolo, in te pian piano va morendo e, nel momento in cui questo accade, muore anche l’altro in relazione a te.
Muore l’altro come quel qualcuno che ti mangi a tuo uso e consumo per i tuoi scopi, e si afferma l’altro come presenza che compare nella tua vita ma che parla soltanto di sé. Non parla più di te, non racconta più niente di te, per la semplice ragione che tu hai perso interesse per te e non hai più alcuno stimolo particolare ad interrogarti su di te.
Allora l’altro è quel qualcuno che si presenta ora in un modo, ora in un altro, ora con una modalità che ti può suscitare simpatia, ora con una che ti suscita antipatia, ma tu vedi la reazione della mente, in un verso o nell’altro, prendi atto che è la mente e lasci che l’altro sia quel che è.
L’altro è quel che è, parla di sé, parla del suo essere altro da te e parla del tuo non conoscerlo, non poterlo ricondurre ai tuoi schemi, parla del suo essere mistero.
Un qualcuno che la vita ti ha presentato e di cui non sai dire. Questo accade perché tu non hai più interesse per te: ti si presenta quella persona, quella situazione esistenziale, quel fiore lungo il sentiero che stai percorrendo; ti si presenta quel vento, quel cielo azzurro o quelle sferzate di bora, tu prendi atto. Non dici: “Povero me come ho freddo, o come ho caldo o come sono a disagio”, prendi atto che sta accadendo quello, non lo riconduci a te, ad un tuo giudizio, ad un tuo bisogno, ad un sentirti vittima, ad una mancanza: prendi atto.
Allora finalmente l’altro è l’altro e basta, e qui veramente inizia ad aprirsi un mondo sconfinato che è tutto quello che noi affronteremo nella seconda parte del nostro lavoro.

Il sentiero del risveglio interiore, di Eva Pierrakos

Il primo di una serie di volumi che contengono un insegnamento completo e veramente unico per andare incontro a sé stessi e alla dimenticanza di sé.
L’insegnamento è stato trasmesso da una dimensione di coscienza, denominata Guida, attraverso Eva Pierrakos, dal 1957 al 1979, ed è costituito da 258 lezioni raccolte in vari volumi pubblicati in Italia da Crisalide Edizioni.
Se guardi l’indice potrai vedere l’importanza degli argomenti affrontati..