La gestione delle emozioni e dei pensieri

Sorgono nell’interiore stati e pensieri, a volte sollecitati da situazioni, altre volte per loro proprio moto.
Indipendentemente dalla ragione che ne determina il sorgere, la prima domanda da porsi è: di cosa mi parla questo stato?
Di cosa è simbolo, quale aspetto di me preme per essere osservato e compreso più profondamente?
Una volta affrontata questa domanda e avendo trovato una qualche risposta, se questa è stata incerta e non risolutiva, lo stato tornerà e noi potremo di nuovo affrontarlo: ora, quel che preme, è che non ci blocchiamo nell’indagine, nell’analisi, nel rimuginio, nell’allevare lo stato emotivo lasciandoci pervadere dai suoi umori.
Qui sorge un problema: la nostra identità, la percezione che abbiamo di noi, dice che quello stato è noi, ci costituisce e le rimane innaturale non coltivarlo, non alimentarlo.

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Esprimere sé è manifestare la propria emozione ed il proprio pensiero?

Che cosa significa manifestare la propria emozione ed il proprio pensiero?
Che cos’è la manifestazione se non la messa in scena dell’identificazione?
Vivere è dunque manifestare ciò con cui siamo identificati?
Ma dove conduce l’identificazione?
Questi i temi del gruppo di approfondimento del Sentiero contemplativo di sabato 18 gennaio 2014, ore 15,45-18,45 all’Eremo dal silenzio, San Costanzo.
Arrivare alle 15,30 con coperta, sgabello o cuscino da meditazione, tappetino.

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Raccogliere l’erba sul viale.

stamattina ho radunato in mucchi l’erba tagliata del viale per portarla via col trattore.
mi succede con i lavori ripetitivi, dove non c’è la necessità di stare concentrati sul pezzo o di stare attenti a non farsi male

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Pensiero e silenzio. Krishnamurti, P.Jayakar (4)

Brano tratto e liberamente tradotto dal testo Krishnamurti: A Biography, di Pupul Jayakar

“A metà febbraio tornai a trovarlo (Krishnamurti). Mi chiese se avessi notato qualcosa di diverso nel processo del mio pensiero. Dissi che mi sembrava di avere meno pensieri che in precedenza, come se la mia mente non fosse più irrequieta come al solito.

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L’azione senza pensiero: aderire al ciò che è

Autore: Soggetto, La via della Conoscenza (11)
Se l’uomo arriva al punto nel quale abdica alla mente, ciò che egli esprime è un’azione senza pensiero. Ma l’azione senza pensiero entra in contraddizione con tutta la vostra struttura logica, perché per voi ogni azione è segnata almeno dall’emozione e più spesso dal pensiero che si nasconde dietro l’emozione

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La resistenza dell’identità al nuovo

Da Francesca: “A volte, mi sembra, si ha paura che il “distacco” corrisponda ad una assenza di coinvolgimento. Forse perché l’idea di coinvolgimento che abbiamo è rivolta ad alimentare l’emotività nella quale ci identifichiamo?”
E’ così. La mente/identità, basandosi sugli strumenti interpretativi di cui dispone, considera vita soddisfacente e gratificante quella che contiene un certo tasso di cognizione, di emozione, di sensazione, di azione.

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L’incomunicabile, la parola che sorge dal silenzio

Scrivere, parlare, vivere è portare a rappresentazione il proprio sentire, quel che si è compreso e quel che è ancora da comprendere.
Ogni volta che prendo un foglio per annotarmi delle idee mi rendo conto che inizia un processo di svelamento attraverso il mezzo delle parole, le quali, mentre si articolano, mostrano il loro limite ma anche la loro grande potenzialità.

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In merito all’eccesso di pensieri

Ci sono momenti in cui la mente è sovraeccitata.
Le ragioni sono diverse, alcune da ricercare in un eccesso di stimoli, altre, più profonde, in una pressione che giunge dalla coscienza  e che, nel suo tentativo di comprendere qualcosa, incontra un’ostacolo nelle convinzioni/interpretazioni/barriere, consce e inconsce, che prevalgono nella mente.

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