In merito all’eccesso di pensieri

Ci sono momenti in cui la mente è sovraeccitata.
Le ragioni sono diverse, alcune da ricercare in un eccesso di stimoli, altre, più profonde, in una pressione che giunge dalla coscienza  e che, nel suo tentativo di comprendere qualcosa, incontra un’ostacolo nelle convinzioni/interpretazioni/barriere, consce e inconsce, che prevalgono nella mente.

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Sul linguaggio come limite all’espressione del sentire

Da Matteo: “Mi chiedevo se fosse utile e possibile creare in un certo senso un nuovo linguaggio (o forse una nuova metafisica, addirittura, con un “linguaggio-un-poco-oltre-il-linguaggio”) che, raccogliendo i residui dell’urto della parola coi suoi limiti, potesse mostrare un quadro un po’ più completo della realtà. O, invece, se fosse preferibile rimanere in silenzio riguardo a ciò ed impiegare la parola, il linguaggio ordinario coi suoi limiti, come nella maggior parte dei casi abbiamo sempre fatto.”
Credo che il principio da cui partire, sempre, sia la semplicità, l’essenzialità. Esistono già innumerevoli “gerghi”, mi sembra anzi che ogni via abbia il suo.

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La vita è il dispiegarsi della consapevolezza dell’Assoluto

Questo post, non semplice, prende le mosse da uno stimolo di Matteo relativo all’articolo del 18.1:
Allora, seguendo sempre Zenone e parafrasandolo, finché si parla di cogliere l’essere nel presente, nell’istante, nel singolo fatto, ciò è possibile. Ma se poi si vuole trovare la consistenza del divenire, dell’essere del divenire, allora questo sembrerebbe impossibile (sempre logicamente parlando). Esiste un modo, con le parole, per superare questa impasse della razionalità e spiegare più chiaramente “il divenire è l’essere”?

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La necessità di creare pensiero

Una discussione sulla condivisione e comunicazione nel web.
Da Luciana:” Non sono completamente d’accordo. Io sono una che posta molte citazioni, ma nel farlo già parlo di me e del mio vissuto. Le citazioni che posto mi rappresentano, sono sentite e non sono predicozzi ad altri; credo che al contrario facciano bene e possano stimolare altri a ricercare e riflettere.

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Ricette

Siamo disposti
a studiare per anni
argomenti astrusi e spesso inutili
ma se dobbiamo affrontare
con sistematicità il percorso
della conoscenza di noi stessi
tentenniamo non poco:
troppo difficile, troppo doloroso,
troppa logica e poco cuore
e altro ancora.
Amiamo i manuali
e gli autori anglosassoni,
pochi, semplici concetti
per la ricetta della nostra vita!

Pensiero oggettivo e soggettivo

Ozh-en, il  filosofo, seduto nel suo giardino, guardava in alto, verso una finestra al quinto piano, dove un gatto dalle origini incerte, accanto a un magnifico vaso di papaveri multicolori, cercava di afferrare con la zampa le corolle dei fiori che si muovevano dolcemente sotto la brezza di un alito di vento primaverile, e intanto meditava, con un certo compiacimento interiore, sulla Verità e sulla Realtà.
Con un guizzo di entusiasmo il gatto diede un colpo più deciso al vaso che, dopo aver traballato un attimo, cadde dal davanzale.
Ozh-en lo vide precipitare verso di lui osservando l’avvenimento secondo le cose che sapeva.
“In realtà il movimento non esiste, è solo un’illusione: nell’Assoluto, di cui io stesso faccio parte, tutto è immobile, e non può essere altrimenti” disse a se stesso.
“Io stesso sono un’illusione e il vaso che precipita è semplicemente la mia percezione continua di fotogrammi della Realtà in cui il vaso è posizionato sempre più vicino a me ma, in ogni fotogramma, il vaso è fermo… Come un cartone animato – meditò, un po’ fiero con se stesso per l’originalità dell’esempio – dove una serie di disegni leggermente diversi uno dall’altro, fatti scorrere in sequenza, danno la sensazione del movimento!”
La sua fierezza si spense nel dolore quando il vaso lo colpì, fortunatamente solo di striscio, cosicchè ebbe il tempo, successivamente, per porsi la domanda su quando fosse utile pensare oggettivamente e quando soggettivamente.
Dal volume X de “l’Uno e i molti”, Cerchio Ifior, pag.136