Il dialogo nel sentire: la preghiera nel Sentiero contemplativo

Qui parleremo di quello che altri, in altri contesti interiori e spirituali, chiamano preghiera.
In questa pagina trovate una spiegazione dell’esperienza della preghiera secondo il Cerchio Firenze 77 e secondo il Sentiero contemplativo.
Nel Sentiero non utilizziamo il termine preghiera, troppo equivocabile; parliamo di dialogo interiore, o di dialogo nel sentire, intendendo con questa espressione sintetica:

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Un nuovo monachesimo per i senza religione

“Per parlare a Dio non c’è altro da fare che leggere, ascoltare, ruminare e poi ridire a Dio tutto ciò che Lui ci ha detto, dopo aver trasfuso in quelle parole tutto il pensiero, tutto l’amore e tutta la vita. La parola di Dio diventa così il luogo e il mezzo dell’incontro con Lui. ” (M. Magrassi, La preghiera a Cluny e a Citeaux, pag. 640, in La preghiera nella bibbia e nella tradizione patristica e monastica, ed. Paoline)
Da Dio a Dio attraverso l’umano che risuona come uno strumento, questo è il percorso interno alla preghiera cristiana.
E in noi che non frequentiamo quella modalità, ma solo la contemplazione del reale?

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Il sapore del reale, la contemplazione del sentire

“Ciò che il monaco cerca quando legge, non è la scienza, ma il sapore. La Scrittura è il pozzo di Giacobbe da cui si attingono le acque che poi si spandono nell’orazione”. (J. Leclercq, Ecrits monastiques sur la Bible, in Medieval Studies, 1953)
Ciò che vale per i cristiani, vale per tutti noi indipendentemente da quale sia la lettura, o la situazione nella quale ci troviamo immersi.
La mente cerca la scienza, la ragione, la logica, il senso: il sentire è attento a cogliere la sostanza, il sapore come dice il Leclercq.
Cos’è la sostanza/sapore? Uno stato d’essere.

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Il perdersi e la natura della preghiera non duale

Prendo lo spunto da alcuni commenti al post Il dolore, la sua ragione, la funzione della preghiera per approfondire alcuni aspetti inerenti l’esperienza del pregare.
Premetto che, secondo la mia comprensione, esistono almeno due filoni d’esperienza distinti nella pratica della preghiera:
– la pratica che avviene nell’ambito duale, in una relazione dove esiste un io che interloquisce con un Tu considerato altro-da sé, il totalmente-altro;
– la pratica interna alla dimensione unitaria d’Essere, dove non c’è interlocuzione tra due soggetti ma confidenza, intimità, relazione interna ad un Unico Essere.

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Il dolore, la sua ragione, la funzione della preghiera

Già la coscienza umana – che pure è relativa – è unitaria. Ogni momento del sentire che origina gli esseri, è presente nella coscienza assoluta identicamente a come gli esseri lo sentono. Non potrebbe essere diversamente da così, dato che il sentire che origina gli esseri è lo stesso sentire contenuto nella coscienza assoluta.
Non è uno identico, è lo stesso.
Se tale sentire non esistesse nella coscienza as­soluta non esisterebbero né gli esseri, né la coscienza assolu­ta.

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Una lettura al giorno. Meditazioni quotidiane

  • Una sintesi delle condizioni necessarie per realizzare una disposizione interiore unitaria: 7 brevi post
  • Canti del Sentiero
  • Due mantra per la pratica meditativa e contemplativa quotidiana
  • Testi per le letture al sorgere del giorno, ai pasti, al tramonto, alla sera.

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E quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?
Come posso rivolgermi a te, Padre, se tu non sei una persona?
Come posso pregarti per chiederti qualcosa, quando già tutto tu mi dai prima che lo chieda?
Come posso pensare di capire qual è il mio bene e quello domandare, quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni ed il mio giudizio di conseguenza è così parziale?
Posso pregare solo di scusare la mia presunzione di sostituirmi a te nel sapere che cosa mi è necessario, senza considerare che solamente il vero bene è la vera mia necessità, non quella che credo tale.
La mia preghiera non può essere che un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti, perché non fai la mia volontà, ma la tua.
La mia preghiera non può essere un contatto con te perché già io sono nel tuo seno in modo indivisibile, nonostante la mia incoscienza, e mai, per nessuna cosa che io faccia o senta, tu mi ripudi, mai l’esistenza che mi comunichi viene meno.
Padre, se ciò a cui vado incontro lo debbo subire per il mio bene, fa’ che trovi la forza per subirlo anche se non ho la consapevolezza della sua necessità, ma se deve accadermi per stimolarmi a lottare e reagire perché non accada, fa’ che trovi la volontà e la determinazione che mi sono necessarie.
La mia preghiera può essere solo quella di rivolgermi a te, Padre, per trovare, io o altri, la consapevolezza di una simile verità, perché in tale consapevolezza si spegne ogni affanno, ogni paura, ogni smarrimento, ogni solitudine, e si trova ogni serenità, ogni certezza, ogni conforto, ogni pienezza.
Io sono in te, Padre, parte della tua esistenza!” Kempis, CF77

La preghiera nel Sentiero contemplativo

Non è l’uomo che genera la preghiera,
è la preghiera che genera l’uomo,
la sua realtà nella verità,
nell’autenticità,
nell’essenziale.
Tutta la vita non è altro
che lo svelamento
di quella parola,
di quella nota,
di quella sostanza d’Essere.
La preghiera è l’affiorare
alla consapevolezza
dell’essere costitutivo di ognuno.
Non è l’uomo che si rivolge a Dio,
è la rivelazione di Dio
che dà forma all’uomo
e a Lui si rivolge senza sosta,
essendo Lui.
La preghiera è relazione profonda,
indissolubilmente interna all’essere di Dio,
al sentire di Dio,
dinamica tra gli infiniti gradi del sentire
che Lo costituiscono,
tra Sé e l’immagine di Sé nel divenire.
La preghiera non è interlocuzione
tra due soggetti.


Madre nostra
Tu che ci sostieni ed alimenti
Concedimi un altro passo
Affinché questo essere possa meglio comprendere il suo camminare
Madre nostra
Poco conosco delle Tue mille forme che uso ed abuso in ogni istante
Madre nostra
Mostrami ancora la via da percorrere
Ch’io, umilmente, possa divenire un poco più ponte fra cielo e terra
Eddy

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Meditazioni quotidiane 6.1


Vadano queste parole là dove sono attese,
e mai  mente umana possa servirsi di loro per fine egoistico,
imperciocché esse rendano gloria solo all’Esistente.
Là dove è discordia, esse portino unione.
Là dove è incomprensione,
esse siano il nuovo idioma per una perfetta, reciproca intesa.
Chi le ha udite ne è contagiato e mai potrà dimenticarle.
Suoneranno come un’accusa o come un plauso,
eppure la realtà che esse esprimono non conosce né premio, né castigo.
Passa l’uomo col tempo, ma la Realtà eternamente rimane.
Muta l’uomo nello spazio, ma la Realtà sempre, e ovunque, vige.
Così queste parole, indegna Sua veste, son valide per ogni uomo
e il tempo non le farà invecchiare e voi, fratelli,
che ne siete oggi depositari, abbiate un ultimo insegnamento:
«Amatevi gli uni gli altri perché solo così gli uomini
comprenderanno che qua non vi è sfruttamento.
Non vi sono né massimi, né minimi».
I primi servono gli ultimi.
E a chi dirà: – Io sono colui che ha detto queste parole – non credete;
esse non sono di alcuno.
Erano prima che l’uomo fosse.
Kempis



Io credo nell’amore di Dio per le sue creature
e credo che un giorno tutti gli uomini si ameranno gli uni gli altri.
Credo che nessuna creatura possa essere discacciata dal Padre,
ma che tutte un giorno saranno coscientemente in Lui,
perché credo nella legge di evoluzione spirituale cosmica,
mezzo ed oggetto di essa “la Vita”,
supremo dono per la quale l’uomo, che nulla è, diviene tutto.
Credo nella reincarnazione o trasmigrazione della individualità
in corpi capaci di esprimere l’evoluzione conseguita,
allo scopo di conseguire evoluzione.
Credo nella legge di causa ed effetto,
per cui ognuno raccoglie i frutti che ha seminato;
l’uomo, causa della sua infelicità, rimane vittima
di quello che egli stesso ha determinato.
Credo che il bene e il male siano relativi ad ogni individualità,
ma posso affermare che sia giusto e buono
tutto quanto favorisce il progresso dell’individuo,
e sia ingiusto e cattivo ciò che in questo senso danneggia
i miei fratelli e me stesso.
Credo nella causa di legge e credo nella misericordia Divina.
Credo che la coscienza esprima quanto di più elevato l’individuo possa concepire,
ma non necessariamente quanto di più elevato vi sia.
Credo il miracolo della trasformazione Morte,
tanto bella quanto quello della trasformazione Vita,
e credo che l’uomo definisca bello o brutto, attrattivo o repulsivo,
secondo l’impressione soggettiva.
Credo in un’Unica fonte del Tutto, l’uomo parte di Essa;
come i raggi del sole sono parte del sole, pur non essendo il sole.
Credo che non vi sia vita che non sia il riflesso di un Unica Vita,
così come ogni potere è riflesso dell’Unico Potere,
espressione dell’Unica Vita.
Kempis



E’ supremo conforto per me essere certo
che per le creature niente è male reale,
che niente muore, perché nell’Universo è Vita e Amore,
l’una esplicante l’esterna natura di Dio, l’altra l’interna.
Come spiegare più chiaramente ciò, Padre,
questo Tuo essere tutti noi che ci conduce a riconoscerci in Te?
Come dirlo, se nel momento che Ti chiamo,
o quando Ti penso,
non chiamo Te e non penso a Te,
perché Tu non sei quello che riesco a pensare.
Le parole non servono perché appartengono ad un mondo
che si fonda su ciò che sembra e Tu Sei.
La nostra mente ci fa credere un “io”separato,
e Tu sei un Tutto-Uno-Assoluto.
Il nostro sentimento ci assoggetta all’illusione del trascorrere
e Tu sei la Realtà che non conosce sequenza.
Come avvicinarci a questa Realtà,
se non abbiamo il coraggio di rinunciare
a credere che l’io sopravvive?
Noi, quali ci sentiamo, non siamo immortali,
la nostra consapevolezza finisce per lasciar posto
ad una altra più grande consapevolezza,
fino a che sentiamo che Tu solo esisti,
che Tu solo sei la Realtà.
Ma neppure questo è l’ultimo sentire,
è l’ultimo dell’illusione.
Oltre è l’Eterna Realtà del Tuo Essere,
di fronte alla quale solo il silenzio è giusta voce.
Pace a voi.
Kempis    



Chi è Dio?
Egli non è il Dio di Abramo, né di Confucio,
non è Brahama, non è il Padre del Cristo,
né l’Allah di Maometto.
Non è né bene né male,
non è amore contrapposto all’odio,
non è giustizia, ma non è parzialità,
non è misericordia, ma non condanna.
Egli è al di là del gioco dei contrari,
ma essendo la “somma pienezza”
è tutto ciò che vi manca:
amore per chi non è amato,
beatitudine per chi soffre,
tutto per chi nulla è.
Egli è l’Uno che appare come molteplice,
ma non è l’apparenza,
perché “E’ ciò che E'”.
E’ Infinito perché l’Unico,
Eterno perché immutabile,
in realtà indivisibile perché in realtà
è il solo che esiste.
Egli è completo,
perché è il Tutto che Tutto comprende,
ma non è il Tutto, perché il Tutto trascende.
Egli è Assoluto Sentire ed Essere,
nostra reale condizione di esistenza.
Invoco lo Spirito che è in voi,
il solo capace di dare senso
al mio misero balbettare.
Kempis



In verità siamo nel seno di Dio,
costantemente con Lui in contatto.
Da Lui alimentati, ognuno esprimente un grado di coscienza
e quindi con una propria libertà e responsabilità,
nonostante che Dio non sia una persona distinta
da tutto quanto esiste,
e nonostante che la Realtà sia razionale.
Dio non parla agli uomini alla maniera narrata dalle Antiche Scritture,
non gioca con loro a nascondersi per farsi intravedere
di tanto in tanto da qualcuno,
ma ininterrottamente ci comunica l’esistenza
e indiscriminatamente si rivela in ciascun essere
alimentandogli il sentire.
Il rapporto fra Dio e l’uomo non è quindi saltuario
e di pochi, ma intimo e totale.
E’ l’ora che vi stacchiate dalle figurazioni immaginifiche
delle religioni che vanno bene per l’uomo mentalmente bambino,
altrimenti l’intelligenza sarà solo dell’ateismo.
E’ l’ora che prendiate coscienza del fatto che la realtà materiale
e spirituale sono una sola cosa e soprattutto che questa unica realtà
è assolutamente razionale.
E’ finito il tempo in cui la morale veniva imposta,
perché la Verità dello spirito appartiene al fantasioso mondo delle favole.
Una nuova era sorge e l’uomo esce dal confuso mondo del fanciullo
per entrare in quello più consapevole dell’adulto.
Per voi è già l’alba del nuovo giorno!
Pace a voi!
Kempis



Figlio mio, non ostinarti a cercare la felicità dove non l’ho posta.
Essa non è nel possesso dei beni materiali,
nell’appagamento dei sensi, nell’esaltazione del tuo io
o nell’accondiscendenza che tu puoi avere nei riguardi dei tuoi simili.
Io solo sono la vera beatitudine.
Il mondo dei fenomeni in cui ti muovi ed agisci
non deve essere lo scopo della tua vita,
ma solo un mezzo che ti conduce a Me,
perché io solo sono la tua vera esistenza,
la tua vera essenza.
Per quanto tu sia debole, insufficiente e misero,
per quanto abbietto tu sia giudicato, o tu sia, ricordati:
io ti amo, perché io solo sono il vero amore.
Cercami e non sarai deluso,
trovami e non conoscerai mai più il dolore.
Pace a voi.
Kempis



Rivolgiamoci a Colui che è la Realtà del Tutto;
dischiudiamoci a Lui che è reale dimensione d’esistenza di ogni essere
e supereremo le contingenti limitazioni.

Sì, Padre, nell’esistenza di ognuno c’è un giorno in cui è udita la Tua voce.
Non sia che quel giorno essa dica:
“Io non ti ha dato la vita nel mondo perché tu portassi la morte.
Non ti ha dato il desiderio perché tu divenissi avido.
Non ti ho dato la mente perché ti rendessi schiavo dei suoi tranelli;
né ti ho dato la tranquillità perché tu vegetassi,
e il progresso perché ti circondassi di cose inutili
o perdessi la tua vita nella ricerca di quelle.
Non ti ho dato la grandezza perché tu disprezzassi gli umili;
né ti ho dato il potere perché tu opprimessi e operassi ingiustizie.
Non ti ho dato la pace perché tu la distruggessi,
e se ho permesso la guerra è perché tu apprezzassi l’intesa.
Se ho permesso il dolore che viene dall’egoismo dei tuoi simili e dal tuo,
è perché tu comprendessi lo splendore dell’altruismo.
Se ho permesso l’intolleranza, l’offesa, la schiavitù,
è perché tu perseguissi le virtù contrarie.
E se ho permesso che tu fossi umiliato, sfruttato, incompreso,
è perché tu imparassi a non umiliare, a non sfruttare, a comprendere,
in quanto una vita felice, ma sterile, non è tanto preziosa
quanto una tormentata che doni comprensione.
Ma io ti ho dato la vita nel mondo perché tu lo rendessi più bello;
ti ho dato l’abbondanza perché ti fosse più facile donare;
ti ho dato il benessere perché tu avessi pietà di chi soffre;
ti ho dato la sapienza perché tu creassi.
Ti ho dato il desiderio perché tu desiderassi il bene dei tuoi simili,
e la mente perché tu comprendessi che una sola cosa è necessaria
e quella tu scegliessi:
quella cosa che ti conduce al di là degli opposti,
là dove non v’è separazione,
dove causa ed effetto sono una sola Realtà.
Pace a voi.
Kempis



Questa è la fonte preziosa di quell’acqua che disseta,
casta per purificare,
forte per trascinare,
umile per esaltare.
Se sei venuto per bere
attingi di quest’acqua si rara nel deserto,
se non hai sete fatti da una parte e cedi il posto.
Quest’acqua è aurea,
ma è più preziosa ancora dell’oro;
conservala dunque gelosamente e non sprecarla
perché la via è lunga e solatia.
Odi il dolce rumore dello zampillo,
ma non esserne incantato,
non sia per te come sirena per il navigante.
Guarda come cristallina è la polla:
puoi specchiarti e acconciarti l’abito,
ma non essere novello Narciso;
immergi il tuo corpo nella freschezza di quest’acqua,
ma sii pronto ad uscirne come se fosse sterco.
Eppure essa è preziosa più ancora del cibo nella carestia;
prendi nell’abbondanza per non essere povero nella carestia,
e bada di non barattare l’oro per l’orpello.
Leggi e intendi che cosa è scritto con caratteri di fuoco sulla fonte:
“La voce risuona, ma il tuo orecchio non l’ascolta;
la mano scrive sulla sabbia del deserto,
ma se attendi domani il vento avrà tutto cancellato
e non potrai più leggere;
la meteora attraversa il cielo,
alza su la testa subito se vuoi vederla:
fra pochi istanti sarà consumata nel suo stesso fulgore”.
Le Sue mani sono protese nell’aiuto innumerevoli volte,
perché immensa è la sua pazienza poi,
improvvisamente si ritraggono.
Allora ascolterai, ma sarà silenzio;
cercherai di vedere, ma la sabbia sarà muta ed il cielo buio,
né il pianto, né la tua grande disperazione
potranno richiamare l’occasione perduta.
Kempis



“Sì, Padre. La mia presunzione mi fa così cieco della Tua grandezza
e della mia nullità che vorrei, quale sono, essere eterno.
Penso di possedere tante qualità da avere il diritto di rimanere
intatto eternamente, come simulacro della perfezione umana.
L’essere diverso dagli altri non mi spinge a comprendere ciascuno,
come me, incompleto, ma mi fa sentire a loro superiore
e meritevole della particolare Tua attenzione.
Perciò rifiuto l’idea di entrare in comunione con loro.”

“Tutto questo, figlio mio, perché non ami.
Quando, dopo aver imparato a non uccidere,
a non rubare,
a non desiderare la roba di
altri,
a non rendere falsa testimonianza,
a
onorare il padre e la madre,
a non fornicare,
a non desiderare la donna d’altri,
a santificare le feste,
a non nominare il mio nome invano,
a non avere altro Dio fuori di me,
e perciò a pormi sopra ogni cosa,
tu, per amore, dimenticherai tutto ciò,
allora amerai veramente di quell’amore che non conosce condizioni,
timori, riserve, ed io ti dirò:
“Hai molto amato e molto ti è perdonato!”
Amando veramente tu comprenderai che nulla più ti importa di te stesso
e che la più grande felicità è nella comunione con l’oggetto del tuo amore,
scopo e coronamento finale della tua esistenza.”
Pace a voi.
Kempis



Signore, la logica mi fa concludere che il caso non può esistere,
e che una catena di cause
e di effetti mi indirizza nel mio vivere,
pur consentendomi quella libertà che è ignota
agli esseri dalla coscienza in potenza.
Signore, posso riconoscere il fine immediato della vita naturale,
che è quello di perpetuare sé stessa,
perciò ragionevolmente posso credere che tutto ciò abbia un fine più ampio,
che sfugga alla mia costatazione.
Se Tu sei capace di trasformare la materia insensibile nella coscienza del santo,
allora Signore, Tu sei amore!
E benché non abbia la percezione di quanto Tu sei,
umilmente Ti ringrazio con tutto
l’amore di cui sono capace
e che Tu giorno per giorno, istante per istante alimenti,
alimentando la mia stessa esistenza.
Signore, fa che il Tuo amore riunisca tutti noi tuoi esseri,
e che non venga mai meno, ma anzi sia sempre in noi,
giorno per giorno, istante per istante.
Perché così Ti conosceremo e nulla più ci sarà oscuro.
Pace a voi.
Kempis    



Chi sei Tu, essere assoluto di cui noi siamo atomi?
Tu che trascendi le nostre limitazioni ed il morire di ogni istante?
Tu che ci salvi dall’immobilità e ci fai evadere dalle condizioni di limitatezza?
Tu che ci fai esistere e non releghi la nostra coscienza ad uno stato di incompletezza?
Tu che esisti nel superamento di ogni separatività, nella comunione di tutti gli esseri?
Chi sei?

“Io sono spirito e materia,e nulla di tutto questo.
Sono maschio e femmina, e nulla di tutto questo.
Non sono neppure un io, perché in me non esiste distinzione,
separazione, limitazione.
Infatti comprendo il Tutto.
Comprendere il Tutto significa non conoscere esclusione alcuna,
privazione alcuna.
Non conoscere l’angoscia che nasce dal desiderio di avere o di essere
ciò che non si ha o non si è.
Essere il Tutto significa “essere” e quindi avere la pienezza assoluta.
Per te io sono tutto quanto ti manca per essere assoluto.
Tutto quanto sperimenti ti conduce a me, perché io sono il tuo destino.
Apparisco nascosto ai tuoi occhi, eppure sono palese a chi voglia trovarmi.
Non attribuirmi qualità che hanno un contrario, perché mi limiti.
Dunque io sono illimitato, ma pure questa è una qualità,
dunque io sono indefinibile.
Sono il tuo essere e il tuo non essere in forza del quale sei come sei,
in quanto ogni cosa del mondo relativo esiste perché esiste il suo contrario.
Ma io sono la spiegazione dei contrari perché li trascendo.
Sono Colui che dalla materia bruta trae la coscienza
in forza della quale tutto esiste.
Se infatti ciò che è non sentisse o non fosse sentito, non esisterebbe.
Così il prodigio dell’esistenza è il prodigio della coscienza.
Esistere è sentire di esistere.
Io sono l’esistenza assoluta.
Perciò sentire di esistere è sentire me.
Ogni essere mi sente, perché sente di esistere,
ed in forza della sua stessa esistenza io sono presente in ogni essere.
La semplice coscienza di esistere
è la mia più velata manifestazione negli esseri,
ma io sono anche ciò che alimenta la loro coscienza.
Perciò sono la gioia che aneli e il dolore che ti schianta;
sono l’ambizione che ti spinge alla conquista
ed il vuoto che alla conquista
subentra.
Per ampliare la tua coscienza
non esito ad
edificare una civiltà o a distruggerla.
Tutto io faccio in funzione di te, del tuo vero bene.
Vedi coloro che ti circondano?
Gioiscono, soffrono, si muovono, vivono
e ciò che tu vedi di loro avviene per te.
Vedi che accade nel mondo?
Accade per te!
Anche ciò di cui hai avuto solo una scarna notizia,
sentito un lontano eco, è avvenuto per te, figlio mio.
Il sole sorge e tramonta,
le stagioni si susseguono,
i pianeti percorrono le loro orbite,
gli universi nascono e periscono
e tutto ciò io lo faccio accadere per te, figlio mio!
Dunque io sono la sostanza che ti costituisce e lo spirito che ti anima,
poiché tu sei in me ed lo sono in te, figlio mio.
Ma non mi fermo solo a questo,
perché
rendo partecipe di me stesso ogni essere
ed
a ciascuno mi dono interamente senza riserve,
fino al punto che ogni distinzione “io e te”, ogni separazione,
sono solo illusorie e lo sono solo quel tanto necessario a farti esistere,
a donare all’essere la coscienza assoluta.
Questo io sono.
Pace a voi.
Kempis



Sì è vero, tu non sei quel Dio lontano nella sua immensità,
che misura la sua onnipotenza con la fragilità dell’uomo,
che ci beffa dandoci la mente per nascondersi
dietro
l’assurdo dogma e quindi confonderci.
Tu non sei quel Dio che fa dei nostri errori
colpe meritevoli di eterna pena,
che nega la sua grazia a chi non lo riconosce.
E come possiamo riconoscerti
se è vero che non potremmo mai comprenderti?
Tu non sei quel Dio che ha bisogno di essere pregato,
lusingato per poi assecondare taluno ma non si sa chi e perché.
Quel Dio sono abituato a pregare.
Ma se mi si toglie un Dio così enigmatico e despota,
debbo necessariamente rimanere smarrito?
Impedito nel senso mistico?
E quale può essere la mia preghiera,
se ancora ha un senso pregare?
Come posso rivolgermi a te, Padre,
se tu non sei una persona?
Come posso pregarti per chiederti qualcosa,
quando già tutto tu mi dai prima che lo
chieda?
Come posso pensare di capire qual è il mio bene
e quello domandare,
quando il mio sguardo non va oltre le mie limitazioni
ed il mio giudizio, di conseguenza, è così parziale?
Posso pregare solo di scusare la mia presunzione
di sostituirmi a te nel sapere che cosa mi è necessario
senza considerare che solamente il vero bene
è la vera mia necessità, non quella che credo tale.
La mia preghiera non può essere che un ringraziamento.
Debbo ringraziarti perché non mi ascolti,
perché non fai la mia volontà, ma la tua.
La mia preghiera non può essere un contatto con te,
perché già io sono nel tuo seno in modo indivisibile,
nonostante la mia incoscienza, e mai,
per nessuna cosa che io faccia o senta, tu mi ripudi,
mai l’esistenza che mi comunichi viene meno.
Padre, se ciò a cui vado incontro lo debbo subire
per il mio bene, fa che trovi la forza
per subirlo
anche se non ho la consapevolezza della sua necessità,
ma se deve accadermi per stimolarmi a lottare e reagire
perché non
accada, fa che trovi la volontà e la determinazione
che mi sono necessarie.
La mia preghiera può essere solo quella di rivolgermi a te, Padre,
per trovare, io o altri, la consapevolezza di una simile verità,
perché in tale consapevolezza si spegne ogni affanno, ogni paura,
ogni smarrimento, ogni solitudine e si trova ogni serenità,
ogni certezza, ogni conforto, ogni pienezza.
Io sono in te, Padre, parte della Tua esistenza.
Kempis



Libertà non è la possibilità di fare ciò che si desidera.
Ciò che si desidera è sempre conseguenza di una necessità,
frutto di incompletezza e di limitazione.
Libertà è la possibilità di sottrarsi ad uno stato di limitazione
ed è un attributo
crescente dell’evoluzione.
E’ assolutamente libero chi non è soggetto ad alcuna limitazione.




Come il movimento è una successione di punti,
il tempo ne è una di attimi,
in ciascuno dei quali vi è una particolare disposizione
degli oggetti nell’universo.
La vostra mente, passando da un attimo all’altro,
secondo una successione convenzionale, con il ricordo,
crea l’illusione del movimento, del cambiamento, del tempo.
Il mondo fisico, che cade sotto i vostri occhi
e che appare come perenne divenire,
è in realtà un eterno “essere”.



Il problema dell’individuo non è quello di divenire,
ma quello di essere.
Non è quello di conoscere,
ma quello di comprendere.
Non è quello di sapere,
ma quello di sperimentare.
Nell’individuo la volontà è la base della potenza.
La comprensione quella dell’amore.
La consapevolezza quella della saggezza.

2/ Meditazioni in evidenza

Quale può essere la mia preghiera, se ancora ha un senso pregare?

Sì è vero, tu non sei quel Dio lontano nella sua immensità,
che misura la sua onnipotenza con la fragilità dell’uomo,
che ci beffa dandoci la mente per nascondersi
dietro l’assurdo dogma e quindi confonderci.
Tu non sei quel Dio che fa dei nostri errori
colpe meritevoli di eterna pena,

continua..

La via della compassione e il bisogno di un Dio da pregare

Dice Roberta G.: Le parole di Teresa, pur dolci e poetiche, non trovano piena rispondenza in me, qualcosa mi “stona”. Mi sembra che Teresa percorra la via della Devozione e che io sia su una diversa strada…una strada in cui non si nomina neanche Dio, o il Signore…  Mi è venuta in mente la conclusione della  poesia di Moti, alla quale mi sento vicina: ” …La tua vita avrà un senso, figlio mio, quando non avrai più bisogno di un Dio per dare credibilità e senso alla tua via.” Mi chiedo, anche, da dove nasce in me, e  in ognuno di noi, questo diverso sentire.
Il Sentiero non è una via devozionale e questo è evidente: in esso confluiscono persone che non hanno nell’affetto e nella devozione la loro personale focalizzazione.
Il Sentiero non è neppure una via concettuale: è una via fondata sulla compassione e generata da essa.
La devozione ha bisogno di un oggetto, almeno fino a quando non è divenuta pura gratuità.

continua..