L’orizzonte della stabilità interiore e la chiara visione

Definisco stabilità interiore quella condizione emotiva, cognitiva ed esistenziale in cui un naturale fluttuare appoggia sulla chiara visione del proprio procedere esistenziale ancorato ad una visione unitaria di sé e della vita.
La chiara visione del personale procedere sorge quando si esce dalle nebbie dell’ignoranza e si diviene capaci di decodificare quanto il presente porta come insegnamento e quanto come semplice presa d’atto.
La chiara visione nasce dal discernimento dei fatti, delle reazioni personali conseguenti e dalla capacità di non nascondersi di fronte alle proprie responsabilità, affrontando ciò che va affrontato e alleggerendo su ciò che lo richiede.

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Meditazioni domenicali 2

Canti dalle tradizioni religiose per le meditazioni domenicali da leggere, meditare, ruminare, contemplare per accompagnare e sostenere il cammino spirituale.
Fonte: G. Vannucci, Libro della preghiera universale, Libreria Editrice Fiorentina


 

 

 

Fa’, O Signore, che con passo libero
ci muoviamo dalle soglie dell’aurora
fino al tramonto dell’amica luce.

Noi siamo liberi figli tuoi,
perché preoccuparci delle ricchezze,
della gloria e della potenza dei grandi?

La vita può darci o toglierci il tetto e le vesti,
il pane e l’oro:
i nostri cuori rimangono allegri e saldi.

Il tempo è vento che soffia,
l’avvenire è rosa non dischiusa,
nessuno conosce che la coglierà.

Così noi andiamo,
compagnia che ignora la paura,
in mano il bastone della libertà,
cantando di terra in terra.

Infine incontreremo la notte,
che porta ai re e ai mendicanti
il termine del loro cammino.

Sarojini Naidu

Meditazioni domenicali 1

Canti dalle tradizioni religiose per le meditazioni domenicali da leggere, meditare, ruminare, contemplare per accompagnare e sostenere il cammino spirituale.
Fonte: G. Vannucci, Libro della preghiera universale, Libreria Editrice Fiorentina


 

 

 

Signore eterno, Signore infinito, Signore unico,
ascoltaci,

Tu che sei fiamma, Tu che sei fuoco, Tu che sei luce,
proteggici.

Crediamo in Te, realtà spirituale ed eterna.

Crediamo in Te, creatore sublime che dal nulla
ci hai chiamati all’esistenza.

Crediamo in Te, principio e fine dell’universo.

Crediamo in Te Creatore:
la tua destra crea per distruggere,
la tua sinistra distrugge per creare.

Crediamo nella tua Provvidenza,
che regola il ritmo della natura
e conserva la vita.

Crediamo in Te, anima dei mondi,
che sostieni l’atomo e la stella luminosa.

Crediamo in Te, Signore di ciò che esiste
e di ciò che non ha esistenza.

Crediamo in Te, Padre e Madre
di tutte le creature.

Crediamo in Te che hai segnato gli esseri
col sigillo della Tua Sapienza.

Crediamo in Te, inesauribile fonte di vita
e di saggezza.

Crediamo in Te, hai dato all’uomo l’intelletto,
particella di te stesso.

L’intelletto che vede Te, invisibile ovunque,
e Ti scorge in ogni luogo.

L’intelletto che riconosce la voce del Tuo silenzio,
nell’armonia dell’universo.

Tu sei Tutto,
ciò che è e ciò che non è,
ciò che sarà e ciò che mai sarà.

Tu sei la vita,
Tu sei la morte.

Tu sei il vuoto,
Tu sei la pienezza.

Tu sei la tenebra,
Tu sei la luce.

Tu sei il silenzio,
Tu sei la voce.

Tu avvolgi l’infinito:
l’infinito è colmo di Te.

Tu abbracci e contieni Tutto:
il Tutto è in Te,
il passato, il presente, il futuro.

Tu sei il Tutto che è Uno,
l’Uno che è il Tutto.

Parole che fluiscono in una sola parola,
parola che risuona nel silenzio.

Tikkuné ba Zohar


 

 

 

Tu sei Uno,
prima di ogni numero e fondamento di ogni struttura.

Tu sei Uno:
del mistero della tua unità i saggi si stupiscono,
non comprendendola.

Tu sei Uno:
la tua unità non può essere aumentata, né diminuita.

Nulla manca ad essa,
nulla ne avanza.

Tu esisti, ma non ti raggiunge l’udito e la vista,
né il come, né il perché, né il dove ti limitano.

Tu esisti e fosti prima che fosse ogni tempo,
ma per Te stesso e nessun altro con Te.

Tu esisti e il tuo segreto è nascosto:
chi lo raggiungerà?
Profondo, profondo, chi lo scoprirà.

Tu vivi:
non da un tempo stabilito,
ma da un tempo conosciuto.

Tu vivi:
non per mezzo di anima o di spirito,
poiché tu sei l’anima delle anime.

Tu vivi:
colui che giunge al tuo segreto troverà delizia eterna,
si nutrirà e vivrà in eterno.

Tu sei grande oltre ogni immaginazione,
più eccelso di ogni costellazione.

Tu sei grande più di ogni grandezza,
ed esaltato oltre ogni benedizione e lode.

Tu sei possente,
nessuna creatura eguaglia le tue opere e la tua potenza.

Tu sei possente,
per la sovrabbondanza della tua potenza
perdoni nell’ora della tua ira e sopporti i peccatori.

Tu sei Luce,
gli occhi di ogni vivente che è puro ti vedranno.

Tu sei Luce,
nascosta nel mondo visibile,
svelata nel mondo invisibile.

Tu sei Luce,
l’occhio dell’intelletto a Te anela e di Te si stupisce.

Ibn Gabirol


 

 

 

O Unico Supremo,
con quale nome possiamo nominare la tua grandezza,
o celebrare la tua gloria?

Ineffabile!
quali parole possono dire inni di adorazione a te?
Ineffabile!
Quale lingua può esprimere la lode a te?

Il trono è luminoso, inavvicinabile,
come potrà la mente umana venirti vicina
entrare e contemplare la tua dimora?

O immanifestato, tutte le cose manifeste vengono da te.
O sconosciuto, da te sgorgano le sorgenti
delle nostre conoscenze e visioni.

Tutte le cose, quelle dotate di ragione
e quelle che ne sono prive,
sostano silenziose davanti al tuo potere.

Di tutte le creature sei la vita e la difesa,
esse ti venerano e ti obbediscono.

Attorno al tuo trono salgono le pene notturne
e quelle del giorno che si oscura,
tutte le angustie e i patimenti,
tutte le preghiere a te convergono.

Tutti gli esseri,
nell’ordinato movimento da te impresso si muovono,
con canto silenzioso eseguono la tua parola.

Tutto dimora in te,
la tua divinità anima il molteplice tutto,
di ogni essere tu sei la mèta.

O Unico,
tu sei tutte le cose e nessuna,
né una né tutte,
come chiamarti, come trovarti un nome,
o Unità misteriosa?

Nei tuoi attributi ti manifesti,
come darti un nome conveniente?
O Unico Illimitato,
al di là di ogni figura!

Quale mente potrà squarciare la tenebrosa nube che ti avvolge?
Sii propizio,
inviaci sempre i segni luminosi del tuo amore.

O Unità suprema,
con quale nome possiamo nominare la tua grandezza,
come venerare la tua gloria?

San Gregorio di Nazianzo


 

 

 

Il saggio che ricerca il bene ed ha raggiunto la pace,
sia laborioso, onesto, docile, dolce, umile, piacevolmente contento.

Non si lasci travolgere dagli affari,
non sopporti l’onere della ricchezza,
domini i sensi,
sia saggio, umile, distaccato dalla famiglia.

Non compia nulla di meschino e di riprovevole.
Tutti gli esseri siano felici,
tutti abbiano gioia e protezione.

Ogni essere vivente,
debole o forte,
grande o piccolo,
visibile o invisibile,
vicino o lontano,
nato o da nascere,
possa essere felice.

Nessuno inganni e disprezzi alcun essere,
nessuno per collera o rancore
auguri il male ad un altro.

Come madre che veglia e protegge il figlio
anche a rischio della sua vita,
la mente liberata dai limiti ama ogni creatura vivente.

Ama l’universo intero,
quello superiore, quello inferiore
e quello che lo attornia,
senza barriere, con attenzione benevola ed instancabile.

Fermo o in cammino,
seduto o sdraiato alimenta questo pensiero,
ciò è chiamato la perfetta maniera di vivere.

Abbandonando le false valutazioni,
avendo una visione profonda,
virtuoso, libero dai desideri dei sensi,
il perfetto non conoscerà più le rinascite.

Suttanipata

 

L’oratio continua, la relazione interiore, la contemplazione

Ai termini “oratio” e “preghiera”, preferisco quello di “relazione interiore” molto meno connotato in senso discorsivo, meno legato alla parola e al parlare.
L’oratio continua, la relazione interiore permanente, è l’orizzonte del monaco dalla notte del tempo e, ad oggi, è l’esperienza di chi lascia emergere la vastissima area dell’esistere oltre sé.
Non emerge una parola, non solo e non necessariamente, comunque: emerge un sentire, uno stato d’essere, una connessione, una fusione, un risiedere.
Emerge come silenzio carico d’Essere.

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Il dialogo interiore e la preghiera oltre l’intelletto

Muoiono le parole perché muore il pensare.
Sorge il sentire che non ha bisogno che di poche, essenziali, espressioni: il dialogo interiore, la preghiera, è una dinamica interna al sentire che precede l’intelletto e risiede nel nucleo più profondo dell’essere.
La preghiera non è solo la pratica dell’uomo che si rivolge a Dio: è dinamica interna al Suo essere.
L’esperienza di questo dialogo interiore, di questa relazione profonda, di questa preghiera interna e non condizionata dal bisogno, è possibile nel momento in cui la persona ascolta e osserva il moto più intimo del proprio essere e vivere, libera dall’identificazione con ciò che attraversa i suoi veicoli, libera da sé.

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La preghiera interiore

La preghiera interiore appartiene ad ogni persona che indaga l’intimo di sé e vede scorrere le scene del proprio essere e vivere illuminandole con la consapevolezza del sentire.
E’ dunque una relazione tra il vissuto e il sentire, dove quest’ultimo rende visibile ciò che la mente non vede.
Inevitabilmente scorrono le scene e, altrettanto inevitabilmente il limite affiora, testimone della non comprensione che lo genera: il dolore per quello che si è e si conduce a manifestazione, si lega alla compassione di sé e all’accoglienza di quello che ci è dato di essere.

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Desiderare, attendersi, sperare nella preghiera

Dice Enzo Bianchi nel commento al vangelo domenicale: “Dio non ha bisogno della nostra insistente preghiera, ma siamo noi ad averne bisogno per imprimerla nelle fibre della nostra mente e del nostro corpo, per aumentare il nostro desiderio e la nostra attesa, per dire a noi stessi la nostra speranza.”
Il commento ha alcuni passaggi interessanti, ma questo è critico, soprattutto se posto in relazione con il fine ultimo del pregare, la venuta dello Spirito.
Qual’è l’aspetto critico di questa impostazione? L’accento posto sul desiderio, sull’attesa, sulla speranza.

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La preghiera: affinché ciascuno sia pronto

Quando nel sentire sorge una preghiera, questa non è per chiedere: è una speranza e un augurio che noi, o quella persona, si sia in grado di cogliere appieno la possibilità che la vita offre in quel momento, in quel passaggio esistenziale.
Potremmo chiedere all’Assoluto qualcosa che già non ci ha dato?
Abbiamo bisogno di pace? Davvero crediamo che non ci siano date le condizioni per la pace?

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