L’esperienza del quotidiano nella persona della via

Tratto dal volume “La farfalla”, Cerchio Ifior, pag 311

L’individuo evoluto è l’individuo che vive la propria vita soffrendo per le situazioni difficili che gli si presentano, oppure rallegrandosi ed essendo felice per le situazioni belle, piacevoli che la vita gli porta.
L’individuo evoluto è colui che lavora e dal suo lavoro trae a volte gratificazione, a volte insoddisfazione.
L’individuo evoluto è l’individuo che ha, magari, una famiglia o dei rapporti affettivi, e a volte reagisce con trasporto, a volte invece lascia andare, e si mostra magari più egoista di quello che ci si potrebbe aspettare.
Insomma, l’individuo evoluto non è altro che un essere umano come tutti gli altri immerso in una esperienza da essere umano, nella quale si presentano le esperienze che anche gli altri esseri umani hanno.
Dove sta la differenza?
L’individuo evoluto si trova ancora davanti a esperienze dolorose, difficili, ma, pur soffrendo o pur sentendo queste difficoltà, non lascia che queste esperienze lo sovrastino e gli facciano dimenticare le persone che ha intorno, le responsabilità che aveva già prima di affrontare queste esperienze; non lascia, quindi, che queste esperienze dolorose vadano contro a quelli che sono i suoi doveri e i suoi voleri, non lascia che siano esse a guidare la sua vita, ma le accetta come parte della sua vita, da vivere e da risolvere se e soltanto è possibile.
L’individuo evoluto è quello che si reca al lavoro e incontra – come dicevamo prima – le difficoltà, le gratificazioni o le insoddisfazioni che può incontrare qualunque persona in ambiente lavorativo e che, pur tuttavia, non è recalcitrante a fare ciò che sa che deve fare, perché si rende conto che se ogni persona facesse per la società, in campo lavorativo, quello che dovrebbe fare, onestamente, sinceramente, cercando di fare del proprio meglio, senza cercare di calpestare gli altri e via dicendo, tante cose potrebbero cambiare nella società stessa.
L’individuo evoluto è quello che si rapporta con le persone con cui ha un rapporto affettivo, riuscendo a dare a queste persone ciò che sente che esse abbisognano di avere.
Il che vuol dire, saper essere dolci quando è il momento, saper essere duri in altri momenti, sapersi magari dimostrare egoisti al fine di far comprendere una parte dell’egoismo altrui, attraverso lo specchio di se stesso.
E, questo, è forse il compito più difficile che l’individuo evoluto possa assumersi, in quanto essere esempio, maestro per gli altri non è mai una cosa da prendersi alla leggera. L’individuo evoluto, quindi, non è necessariamente, come qualcuno può immaginare, l’individuo carismatico, il Cristo, l’illuminato che chiunque osserva può dire: “Costui è all’ultima incarnazione”.
Se così fosse, creature, quante persone che voi vedete intorno a voi potrebbero mai essere veramente all’ultima incarnazione?
L’esperienza del quotidiano nella persona della via

Quotidiano

Piove da giorni,
la terra è satura d’acqua.
A stare qui hai imparato
a curare i fossi, a liberare i ponti;
è diverso questo dal lavoro
che fai con le persone?
Ora c’è la stufa da caricare,
ora una persona,
ora un fosso da aprire.
Qualcuno di questi gesti,
di questi incontri,
è più importante di un altro?
Sono aspetti della vita
e non credo che la vita faccia graduatorie.
Ogni cosa nasce e muore,
mentre quella cosa accade
la fai al meglio delle tue possibilità.
Può essere scavare un fosso con una pala,
o esporre una questione filosofica.
Quando quel gesto è compiuto, finisce,
non esiste più.
Non hai memoria.
Le parole, i gesti passano
e non lasciano traccia.
Quel gesto, quella parola, fotogrammi.
Non rimane niente.
Non esiste alcuna vita.

Il ritmo delle giornate

Ti rendi conto dell’importanza
del ritmo nelle tue giornate
solo quando lo perdi.
La presenza dei muratori,
che sempre osservi stupito
per la loro sapienza nel fare,
ha portato una perturbazione
in quel ritmo sempre uguale a se stesso.
Per la vita nell’eremo
il ritmo è come il ventre
per il bambino in gestazione:
nel ripetersi del conosciuto
ogni cosa scivola silenziosa
e l’attenzione torna e torna
su quel piccolo presente.

Scena dal quotidiano

Quando apri la porta
lei è sulle scale, eccitata
e ti segue finchè
non le dai da mangiare.
I secchi per la legna
sono lì a ricordarti
la seconda, piccola,
incombenza della giornata.
Pioviggina su un tappeto
di foglie secche,
sale un canto soffuso e tenero.