La vita vera

Chi ha contattato in buon grado se stesso sa, per esperienza, che la vita vera è aldilà di pensiero, emozione ed azione: magari non sa spiegarselo e inquadrarlo, ma lo sa.
C’è un’esperienza inequivocabile del vivere che parla di una alterità non condizionata dal limite che manifestiamo ordinariamente.

Dono d’amore

E’ necessario comprendere che in ogni più piccolo accadere, interiore od esteriore, si manifesta la natura dell’Uno.
Questa natura è essenzialmente amore e l’amore è essenzialmente dono che accade: ogni gesto che l’uomo compie, ogni gesto che riceve, ogni atto della natura possono essere compresi come dono.
Potremmo dire che la vita è dono d’amore in atto.

Piccole rappresentazioni

Ieri sera sono andato alla spiaggia di sassi alla foce del fiume. Dopo le piogge di questi giorni il mare era grosso e l’acqua torbida. Guardavo questa distesa immensa e in perenne, potente, movimento e si è manifestata con chiarezza la consapevolezza della nostra, umana, irrilevanza: piccoli esseri, pieni di pretese, niente di fronte alla natura, alla vita che in un attimo ti spazza via. Piccole rappresentazioni alla pari di tutte le rappresentazioni, niente di speciale..

A chi ha occhi per vedere

Ho visto “La fabbrica di cioccolato”. Ad un certo punto un bambino afferma: “Ma questo non ha senso!” E l’altro bambino: “Ma il cioccolato non deve avere un senso!”
La vita del cioccolataio era un gesto puramente creativo. Quattro dei cinque bambini sono metafora del mondo ingordo ed arrogante; il quinto è curioso, attento, presente all’essenziale della vita, l’unico essenziale che veramente conta: il gesto che crea, il gesto gratuito, il gesto senza scopo, pura tenerezza, puro gioco.
Il quinto bambino viene assorbito nel mondo magico del cioccolataio, è metafora della vita vera oltre le fauci dell’appetito egoico.
Mentre guardavo il film ho capito il senso di una scena vissuta nel pomeriggio: una conversazione con una persona in merito ad alcuni aspetti della nostra esperienza.
Nelle ore seguenti a quel colloquio era cresciuto in me un senso di disagio, un senso di sbagliato, dove lo sbagliato ero io, naturalmente.
Stavo guardando questa cosa per comprenderla.
Poi abbiamo visto il film ed è diventato più chiaro.
Noi viviamo qui, nell’eremo, e questo è veramente un mondo a sé: un mondo interiore privo dei parametri del “mondo”, costituito di una quotidianità, di una piccolezza, di una insignificanza che, chi non la vive, difficilmente può comprendere.
Essenzialmente noi viviamo il “mondo” quando esso viene qui, nella forma di persone che capitano per la nostra attività, o nella forma di notizie attraverso la televisione.
Ma noi siamo dentro la nostra piccola riserva, dentro questo spazio esistenziale e quando il “mondo” viene è solo un piccolo tassello in un sistema molto più grande che è il nostro quotidiano.
Quando noi usciamo di qui e andiamo nel mondo siamo noi il tassello in un mondo molto grande che pulsa secondo un sentire altro dal nostro, con altre priorità, con altri occhi.
Quando noi usciamo di qui siamo sperduti e smarriti come penso siano sperdute e smarrite quelle balene o quei capodogli che di tanto in tanto, sempre troppo spesso, si spiaggiano.
Stanno lì, con i loro grandi corpi, fuori dal loro ambiente, al confine tra i mondi e vivono il senso di una perdita irrimediabile.
Quando noi andiamo nel mondo viviamo il senso di questa perdita irrimediabile: non la nostra, non siamo noi che perdiamo qualcosa.
Quando andiamo nel mondo si palesa ai nostri occhi la dimensione di quanto il mondo sia perduto a sé stesso, di quanto sia lontano dalle poche cose che hanno importanza nella vita,
di quanto sia ammalato di niente.
Per noi l’esperienza del mondo è l’esperienza del niente.
Abbiamo paura e siamo fragili, questa vita ci rende estremamente fragili.
Qui, nella trascuranza, nella insignificanza, nella routine senza scampo, ogni respiro, ogni movimento interiore è vita che canta se stessa.
Qui, osserviamo la vita accadere, o meglio, si rinnova il miracolo di essere la vita che accade perdendo ogni definizione di sé.
Qui accadiamo con la vita che accade, non altro da essa, vita che accade.
Quando incontriamo il mondo fuori di qui, sul terreno del mondo, è come un precipitare nelle sue viscere: sorge uno spavento e un ritrarsi per tornare a respirare;
allora, nel ritorno, ci sembra che quel grande corpo spiaggiato possa tornare a riprendere il mare e fare ritorno a casa sua.
Dove è casa sua?
Dove la vita accade.
E dove accade la vita?
Dove sei consapevole del suo accadere.

Aderire alla vita

Nella radicalità del gesto del vivere, dove tutta la realtà, così come appare ai sensi e al sentire interiore si manifesta, affiora la trascendenza al gesto stesso. Lì, in quel pensiero, in quell’emozione, in quell’azione si manifesta la persona come individuo, come esistente; e lì, in quell’immersione, l’individuo si perde, si dimentica di sé, scompare.
In quel presente si manifesta tutta la mente, ma se si scende più nelle viscere di quel presente, dentro la meditazione di quel presente, la mente scompare e a quel punto c’è solo l’esistenza e non è più qualcosa di personale: è la contemplazione dell’esistenza.
Quando osservi un fiore, nel primo accostarti ci sei tu che osservi ma, se rimani ad osservare, se vedi il gioco della mente che ti porta qua e là e lo lasci andare, da quell’abbandono sorge il manifestarsi dell’essere del fiore non condizionato da ciò che la mente recita su di esso. Ad un certo punto c’è solo il fiore, l’osservatore scompare, la Realtà si impone. L’osservazione ha generato la meditazione e questa la contemplazione in un divenire rapido, senza soluzione di continuità. Poi ritorna la mente con il suo connotare, ma più stai dentro questo processo, più la realtà si afferma e la mente tace. Allora scopri qualcosa di formidabile: se non connetti più pensiero a pensiero, pensiero a emozione e ad azione, ovvero se disconnetti il pensiero dall’emozione e dall’azione, ciò che rimane dopo la disconnessione è sempre e soltanto presente. Puoi andare oltre mente e non mente perché c’è solo il presente: quel pensiero, quell’emozione, quell’azione, la Realtà che si manifesta senza un prima e senza un dopo. Quando questo accade, bisogna saperlo, nell’intimo dell’atto del contemplare non c’è più qualcuno di separato da ciò che si sta manifestando: tutto ciò che era basato sull’io/tu, sull’osservare, sull’essere consapevoli, scompare. Permane un sentire d’essere che non porta tracce di egoità.

Intelligenza della realtà

Intelligenza
della realtà,
comprensione
e compassione,
essere che implode
nel non essere.
Movimento
senza tempo,
un lampo.

L’unica realtà

Ti è evidente
l’unica realta’
che accade proprio ora.
Quella parola,
quel volto che osservi,
quella piccola complicita’,
quei passi,
quelle ombre.
Non c’è altro.

La semplice realtà

Gesti.
Parole.
Spazio.
L’accadere della realtà.
Né umana
né divina,
la semplice realtà.
Senza aggiunte.