Noi diciamo che bisogna osare, buttarsi senza reticenze, consapevoli o inconsapevoli che siamo. L’affiorare della dimensione dell’essere può avvenire solo passando attraverso l’esistere, solo dentro, nelle viscere dell’esistere prenderà forma la consapevolezza dell’essere.
relazione
Le menti sofisticate e l’officina esistenziale
Il Sentiero, in quanto officina esistenziale, è sempre stato occasione per perdere, almeno fino a quando ha avuto il suo maestro, fattore di scacco senza tregua.
Non la relazione in sé, ma ciò che da essa sorge [81A]
Quando ci si mantiene consapevolmente nel farsi del dono – soltanto e totalmente lì – allora si esprime un’azione che non fa parte dell’una e neanche dell’altra azione, attraverso le quali voi credete che il dono fiorisca.
L’accoglienza interrogante, la relazione maestro discepolo
Le parole dette ieri da Roberto in “Via del Monaco” mi sono parse davvero fondamentali sotto diversi aspetti. Ho ripreso, tagliato e riportato qui un parte di quelle parole, evidenziando in grassetto alcuni nodi essenziali sui quali “sostare”, riflettere e interiorizzare.
Maestro e discepolo: la relatività dei ruoli e la centralità del processo dell’apprendere
È naturale che “maestro” e “discepolo” corrispondono a due logiche incarnative diverse, mi verrebbe da dire, rispettivamente, alla logica del dare consapevole il primo e a quella del ricevere più o meno consapevole il secondo.
La relazione che ci svela
Mi capita, con regolarità, di avvertire nella mente la “pressione” mentale di singoli o gruppi, per questioni che mi riguardano e nelle quali sono coinvolto, ma anche per questioni altre.
Credo sia una forma di telepatia, ma non so dire di più perché non coltivo questa conoscenza.
Dall’amicizia alla fraternità nel sentire
È opinione comune che la confidenza reciproca, la capacità di condividere i propri vissuti con qualcuno di cui ci fidiamo, contribuisca a creare relazione autentica, amicizia vera e senso di fraternità.
L’amore, il suo processo, la gratuità
“Se sarai capace di amare senza essere riamato” dice Kempis.
Nei vangeli abbondano i detti di Gesù che invita all’amore senza attendersi ritorno.
Voi sapete che io non amo gli assoluti e dunque della espressione di Kempis sottolineo il processo che implica, lasciando la perfezione che prefigura a Dio.
In quante situazioni la complessità del rapporto ci induce a dare, ad offrirci senza avere una corrispondenza nel ricevere?
Stiamo dando per ricevere? La questione potrebbe essere molto più complessa: potremmo dare nel tentativo di instaurare una relazione, uno scambio, una possibilità di crescita comune. Potremmo investire in un rapporto convinti di voler realizzare una officina esistenziale con l’altro e continuare a dare anche quando l’altro è reticente, vivendo inevitabilmente una frustrazione conseguente.
La vita oltre l’identificazione con il limite
Se rimaniamo identificati con una certa lettura di noi, con quello che riteniamo d’essere, siamo perduti.
Se trascorriamo i giorni, i mesi e gli anni ad ascoltare il rumore delle nostre identità, è come se mai ci affacciassimo fuori di casa posando lo sguardo sulla terra e sul cielo, sugli esseri e sui processi che li coinvolgono.
Il bilancio di una vita trascorsa ad occuparsi di sé è triste e, mi viene da dire, misero.
Occuparsi della trasformazione del proprio sentire, è quell’occuparsi di sé meschino?