Un giorno nuovo

Coloro che vivono una malattia che mina le basi della loro esistenza sanno che cos’è un giorno nuovo.
Noi sembra che non lo sappiamo, mi verrebbe da dire che lo abbiamo dimenticato ma è un’espressione inappropriata: non lo abbiamo ancora imparato, scoperto.
Vivendo noi non nella vita ma nel racconto di essa, molte cose non abbiamo ancora sperimentato.
Il giorno nuovo che viene non è una opportunità, una possibilità: finchè è questo, sono io il centro dell’accadere e quel giorno mi porta qualcosa che mi renderà diverso.
Questo modo di guardare alla vita ha senso fino ad un certo punto del nostro cammino, in seguito altro si presenta: il giorno che viene è un accadere, un fatto.
Come tutti i fatti non è per me, né per te: accade e può essere usato per i fini del proprio processo esistenziale, ma può anche essere solo contemplato.
Contemplarlo significa lasciarlo lì, non ricondurlo a sé, liberarlo di tutto ciò che la mente può aggiungervi:
un giorno nuovo è un giorno nuovo.

Immagine tratta da:http://www.linkiesta.it/donne-festa


 

Con passo leggero

Attraversare la realtà dei piccoli fatti quotidiano, degli incontri, delle relazioni come si fosse privi di peso, senza impatto.
Quanto impatta un’emozione forte, un groviglio di pensieri, un’opposizione?
Quanto è lieve e trasparente la persona che con la consistenza di un velo attraversa la realtà e da essa si fa attraversare?
La via del perdere è anche la possibilità, passo dopo passo, di perdere consistenza: si diviene fragili e vulnerabili ma, nel contempo, la consapevolezza di essere solo vita e nulla di distinto da essa apre all’esperienza sconfinata dell’essere.
L’essere non ha né forma né peso, non impatta: è tutta la realtà, non qualcosa di distinto da essa.

Immagine tratta da: http://spaceintext.wordpress.com/2011/page/34/


 

La via del perdere

Per sua natura la mente/identità edifica situazioni, elabora arabeschi di pensiero ed emozione e vi aderisce.
Per sua natura il sentire sperimenta la realtà e la contempla.
Là dove l’identità crea e vede complessità, il sentire coglie l’essenziale.
La mente aggiunge, il sentire toglie.
Il Sentiero è la via del perdere e lascia affiorare ciò che la mente/identità seppellisce sotto il suo bisogno di esserci.
Vivere è il gesto del togliere, del divenire consapevoli dell’inutile che vela l’essenziale.
Conoscere se stessi è aprire gli occhi sui meccanismi di velamento e svelamento.
Contemplare è risiedere nell’essenziale, in ciò che è.
Una mente che ama nutrire se stessa troverà l’ambiente del Sentiero un luogo arido e inospitale.

Immagine tratta da: http://www.testesso.com/2010/08/13/lasciar-andare/

Natale 1993-2013: vent’anni di esperienze e lo scomparire nel silenzio

Ho smesso di lavorare pochi giorni prima del natale 1993 e da allora vivo qui, nell’Eremo dal silenzio, con Catia e Letizia.
Sono accadute tante cose e tante trasformazioni in venti anni; in questo sito trovate scritti, libri, testimonianze e tracce di un cammino: non è necessario aggiungere altro.
Qui voglio brevemente parlare dell’esperienza del silenzio che è maturata in questi anni e che oggi, ogni giorno, mi stupisce nel profondo perché senza sosta narra dello scomparire del protagonista per lasciare sul palcoscenico solo sequenze di fatti, accadere senza passato, senza futuro, senza soggetto.
Silenzio significa assenza di un artefice, di qualcuno che si attribuisce un accadere, un pensiero, un’emozione.
Una benedizione la libertà da se stessi.

Senza forma

Tutto ha una forma, può un cammino interiore sfuggire a questa regola?
Non credo, una qualche forma la si ha sempre; nel nostro caso la perdita della forma è stata una costante della nostra ricerca.
In che cosa si traduce? In una disarticolazione nella percezione di sé e in una profonda relativizzazione del proprio cammino.
La conseguenza è che l’immagine che si propone all’altro non è catalogabile, non è collocabile negli archivi del conosciuto.
La persona del Sentiero, colui/ei che nel proprio intimo ha lasciato affiorare l’archetipo del monaco, è un senza casa;
nessuna appartenenza può scaldargli il cuore, la disponibilità a vivere in sé l’uno-in-tutto lo apre all’incontro con la realtà dove non porta un immagine ma solo la radicale evidenza del “ciò che è”.
Il Sentiero è un’evidenza per chi lo percorre ma è invisibile a chi non ne conosce i passi.

La vita è dissoluzione di ogni individualità

Una comunicazione di Soggetto, via della Conoscenza (29)
La realtà è evanescente come l’attimo, e voi mai cogliete l’attimo perché non amate l’evanescenza, non amate la non corposità, non amate l’aleatorietà ma amate piantarvi, conficcarvi, aderire fino in fondo alle vostre verità e sacrificarvi per le vostre verità, o condurre ogni lotta possibile per quella che pensate sia la verità di quel momento.

continua..