Quando comprenderò con tutto me stesso che «Tutto È Uno»
che sarà di me, Padre? (Moti)
Tu non avrai più la tua famiglia, ma ogni uomo, animale, pianta, cristallo sarà un membro della fratellanza universale.
dove la mente vede il deserto, l'esperienza contemplativa svela il seme della vita
Quando comprenderò con tutto me stesso che «Tutto È Uno»
che sarà di me, Padre? (Moti)
Tu non avrai più la tua famiglia, ma ogni uomo, animale, pianta, cristallo sarà un membro della fratellanza universale.
Per essere confermati nella vostra identità?
Se è per questo, per favore, non venite, vi farete male.
Non troverete conferme ma solo l’immagine di ciò che vi sembra di essere;
Non dell’esistere,
né dell’esserci.
Dell’essere.
L’essere non è ne io né tu,
l’essere è l’insieme.
– Scomparire come portatore di nome suona remoto, – dice Francesca.
Non solo remoto, a volte pauroso. L’identità paventa il proprio scomparire e, di necessità, ciascuno di noi attraverso questa paura deve passare.
La paura di scomparire, l’esperienza del deserto, due pietre miliari del cammino verso la libertà, entrambe conseguenza di reazioni dell’identità, della lettura/interpretazione di sé.
In riferimento al commento di Francesca di ieri.
Questo non poter appoggiare è straordinario: vera e pura libertà.
Zero punti d’appoggio; zero certezze; zero fede in qualcosa o qualcuno.
Nessuna fonte di dati/esperienza/interpretazione cui aderire.
Soli.
Questo è la vita ad un certo punto.
Non per tutti.
Per quelli che sentono che questa affermazione ha un senso, per loro, le uniche questioni che si pongono sono:
affrontare la propria irrilevanza,
La pratica della disconnessione continua da ciò che recitano la mente e l’emozione (l’identità), dà luogo ad una rarefazione, ad un vivere sospesi.
Non di qua, non di là, in un territorio di nessuno.
Senza appartenenza, senza adesione, senza legame.
Attraverso la nostra umanità così limitata,
nell’assenza di tempo del presente che accade,
splende la natura dell’assoluto.
Osservi questa vita che ti attraversa
e scompari travolto dal suo irrompere.
Ogni interpretazione di sé, dell’altro, della vita, viene scalzata da una interpretazione più sofisticata: non esiste l’interpretazione autentica, l’identità originale, esistono processi mutevoli, spesso, quasi sempre, aleatori. Istantanee di noi che ci piace appendere allo sportello del frigorifero. Patacche da appuntarsi al petto.
Quando non c’è più interpretazione che cosa diventiamo noi, l’altro, la vita?