Il sentiero contemplativo

Una presentazione, estratto del libro: Quel viaggio incontro a sé chiamato vita


Di seguito trovi anche i links a dei brevi capitoli che possono fornirti una visione d’insieme del Sentiero contemplativo e della pratica della meditazione e della contemplazione.
Se vuoi approfondire nel sito trovi i libri del Sentiero.

Presentazione del sentiero
Il sentiero è, innanzitutto, un’esperienza che sta accadendo nella vita di alcune persone e quindi è una pratica, un atto di vita e certo anche un mondo concettuale, un modo di interpretare se stessi e la realtà…

Conoscenza e consapevolezza di sé
Il sentiero propone la possibilità di stare davanti alla vita a partire da ciò che si è e da ciò che la vita è, quindi a partire dalla capacità di imparare ad accogliere se stessi, l’altro da sé e ciò che la vita propone, a volte con una carezza, altre con un ceffone…

Un piccolo mondo insignificante
Di cosa è fatto questo piccolo mondo? E’ esattamente il mondo di prima, quel mondo che mai vediamo veramente, quel piccolo mondo fatto di cose che consideriamo normalmente insignificanti. La tovaglia sul tavolo, le molliche di pane, l’odore dell’aglio, un’ombra sul muro, la parola di un interlocutore, un desiderio che improvvisamente sorge, un pensiero che attraversa la mente come una nube in un cielo d’estate…

Contemplare è vivere la sacralità del presente
La contemplazione è un qualcosa che accade, non è qualcosa che la persona fa di sua volontà, le accade. Quando si crea uno spazio nella mente, attraverso la consapevolezza e la conoscenza di sé, quando sorge un abbandono al presente, accade che quel fiore colpisca l’attenzione in un modo completamente nuovo…

Chi è l’artefice del nostro cambiamento?
Nel sentiero diciamo che non è la persona che cambia se stessa: la propria volontà viene utilizzata per disporsi al cambiamento, per osservare la propria mente e per disconnettere da essa, ma l’operare il cambiamento non è frutto della volontà…

Lo sbocciare del fiore della contemplazione: la fine del ricercare
C’è solo un osservare, un osservare senza fine, che dà luogo ad una conoscenza, ad una consapevolezza ed una comprensione nuovi e, mentre ciò accade, è sostenuto da un fermo disporsi all’essere trasformato…

Chi propone questo percorso attraverso la meditazione e la contemplazione intesi come vita?
Qualcuno che tutti i giorni si lascia interrogare, provocare, mettere in crisi e cambiare dalla vita. Qualcuno che attraverso la conoscenza di sé ha attraversato la sua mente, ne ha visto i meccanismi nella consapevolezza più vivida, e ha visto e sperimentato quello spazio che si apre oltre…

Come si articola il sentiero
Essendo un processo che la persona vive dentro di sé, il sentiero si presenta come strumento al servizio della persona: fornisce delle possibilità interpretative, delle occasioni d’esperienza, per poi riconsegnare la persona a se stessa…

Siamo debitori verso coloro che ci hanno preceduto
Da dove trae origine il sentiero? Dall’esperienza personale, innanzitutto: in quella macerazione interiore ha, piano, piano, preso forma. Nel conflitto, nell’ascolto, nella resa, utilizzando vari modelli di pensiero per interpretare ciò che accadeva nell’intimo, è sorta una forma, una visione originale, che è debitrice dei paradigmi che ha utilizzato e nel contempo, ne è completamente autonoma…

Per poter partecipare
Chi si sente sospinto verso il percorso della conoscenza di sé, della meditazione e della contemplazione, non deve fare niente di particolare e non deve avere un qualche tipo di preparazione: sulla base di una motivazione interiore chiede semplicemente di partecipare a una, o più di una, delle situazioni proposte…

Presentazione

Il nostro è uno dei tanti tentativi di realizzare e definire l’esperienza interiore, quella che comunemente viene definita l’esperienza spirituale, in un’ottica non duale.
Nella visione comune lo spirituale è considerato come l’aspetto più alto del percorso umano: in quest’ottica la via spirituale è il trasformarsi della consapevolezza e della coscienza della persona che, da una modalità  incentrata su di sé, sulle proprie emozioni e convinzioni, sulla propria identità, pian piano si apre all’altro, all’accadere, alla vita, alla capacità di donarsi e dimenticarsi di sé.
La via è quindi la manifestazione di sé e il disporsi al suo superamento, la dimenticanza di sé.
Questa è anche la nostra visione, e parte della nostra didattica si muove in quest’ottica; ma c’è dell’altro, che va oltre questa visione, su cui la vita ci induce a riflettere e sperimentare.
Dal nostro punto di vista, questa interpretazione della via come trasformazione,  è soltanto una delle possibili letture della realtà: esistono altre comprensioni ed esperienze che da un processo interiore maturo possono germogliare.
L’esperienza di vita che noi conduciamo qui, nell’eremo, nella solitudine e nella relazione, ci porta ad altre conclusioni: su altri aspetti dell’esistere, diversi dal trasformarsi, tendiamo a porre l’accento.
Da molto tempo siamo qui e le nostre giornate si svolgono secondo ritmi consolidati, attraversati da quel continuo e ripetuto disporci all’esperienza della meditazione e della contemplazione: da questo disporci, dalla trasformazione che questa disposizione ha prodotto in noi, nel tempo, è sorta un’esperienza della realtà, un percepirla, uno sperimentarla ed interpretarla fondate non sul divenire e sul trasformarsi, ma sull’essere. Qual è questa visione della realtà?
Ciò che adesso, nell’attimo presente, accade non è né materiale né spirituale, né alto né basso, né auspicabile né deprecabile, né bene né male, è semplicemente ciò che è, la realtà in atto. Allo sguardo del contemplante la realtà non appare come una sequenza di fatti che si dispiega in una successione temporale: ogni fatto è vissuto in sé, come assoluto, indipendente da ciò che lo ha preceduto e probabilmente lo seguirà.
Come è sperimentata la realtà dal sentire interiore, dallo sguardo interiore?
Ciò che appare ai sensi frammentato, ciò che la mente considera mio o tuo, positivo o negativo, simpatico o antipatico, al sentire interiore si presenta senza frammentazione e senza connotazione, esperienza di un non distinto, non separato, non diviso, sempre e comunque unito all’insieme, pervaso dal senso di essere uno.
Il sentire non divide ma coglie nel più piccolo frammento la sua appartenenza al principio unitario: l’accento non è mai posto sul due ma sempre sull’uno.
La realtà dunque è ciò che è, non diviene, non si trasforma se è guardata con gli occhi del sentire: la realtà è sentita come oltre il tempo e il divenire; la molteplicità delle forme non parla del frantumarsi ma solo dell’essere unitario di ciascuna manifestazione.
La nostra esperienza avviene alla luce di questo sentire: qui, nella routine di un piccolo quotidiano intessuto con i lavori nell’orto, le persone che vengono, le passeggiate solitarie, ogni piccolo fatto, ogni parola, ogni gesto, ogni incontro diventano vita che accade: non la nostra vita, solo vita che accade.
Lungo questo cammino, in cui cercavamo noi stessi e il senso delle nostre esistenze, abbiamo incontrato il nostro essere insignificanti, il perdere interesse per noi e infine il dimenticarci di noi.
Nel cercarci e nel conoscerci abbiamo visto sorgere non noi, ma l’altro da noi.
Nell’incontro con la vita abbiamo perso noi stessi e guardiamo stupiti l’essere di questa esperienza che pulsa e determina il nostro ammutolire.

Maggio 2010