Per poter partecipare

Chi si sente sospinto verso il percorso della conoscenza di sé, della meditazione e della contemplazione, non deve fare niente di particolare e non deve avere un qualche tipo di preparazione: sulla base di una motivazione interiore chiede semplicemente di partecipare a una, o più di una, delle situazioni proposte.
In genere vengono consigliate delle letture in modo da fornire il più ampio spettro possibile di strumenti che plasmano la mente.
Ogni persona risponde solo a se stessa; non esistono vincoli e ognuno è responsabile del proprio cammino.
Non è nel costume dell’eremo, che propone il sentiero, ricorrere ad iniziative promozionali o pubblicitarie: ci limitiamo alla fine dell’estate di ogni anno a distribuire, via mail, il programma della stagione di lavoro e il relativo calendario.
Il nostro sito web è una piccola e discreta porta comunicativa con quanti sono interessati al nostro percorso.

Siamo debitori verso coloro che ci hanno preceduto sulla via della conoscenza di sé

Da dove trae origine il sentiero?
Dall’esperienza personale, innanzitutto: in quella macerazione interiore ha, piano, piano, preso forma.
Nel conflitto, nell’ascolto, nella resa, utilizzando vari modelli di pensiero per interpretare ciò che accadeva nell’intimo, è sorta una forma, una visione originale, che è debitrice dei paradigmi che ha utilizzato e nel contempo, ne è completamente autonoma.
Il sentiero ha radici:
-nello zen innanzitutto; lo zen di scuola soto così come è stato presentato in occidente dagli amici de “La stella del mattino”;
-nella “via della Conoscenza” così come è stata trasmessa nell’insegnamento del Cerchio Marina e del suo maestro, Soggetto;
-nella visione della natura profonda dell’uomo e della realtà così come proposta negli insegnamenti del Cerchio Firenze 77 e del Cerchio Ifior;
-negli insegnamenti di Krishnamurti, di Ramana Maharshi, di Osho, di Rudolf Steiner;
– nell’esperienza, in ambito cristiano,  dei padri del deserto, del monachesimo delle origini e della visione di E.Drewermann, teologo e psicoterapeuta contemporaneo.
-in ambito psicologico nel “Sentiero” di Eva Pierrakos e nella Corenergetica di J. Pierrakos;
-infine, le radici del sentiero affondano nel silenzio: ogni paradigma, ogni ispirazione e stimolo si relativizzano al cospetto di ciò che dal silenzio, in questi anni di trasformazione, è sorto.
Lì risiede il maestro, il veramente determinante, di questa piccola cosa.

Come si articola il sentiero

Essendo un processo che la persona vive dentro di sé, il sentiero si presenta come strumento al servizio della persona: fornisce delle possibilità interpretative, delle occasioni d’esperienza, per poi riconsegnare la persona a se stessa. Non ci sono vincoli, non c’è appartenenza né legame dovuti o coltivati. C’è solo quel che sorge nell’intimo della persona che viene sospinta all’incontro con questo o con quello, per poi andare per la propria strada.
Quindi il sentiero è una opportunità nella piena libertà di ciascuno; in questa libertà vengono proposte queste tre situazioni tra esse interdipendenti e complementari:

1- l’accompagnamento individuale, finalizzato alla conoscenza di sé;
2- i gruppi di approfondimento, in cui viene coltivata la consapevolezza del nostro essere qui, con il nostro percorso esistenziale, occasione irripetibile per aprirci alla realtà della vita;
3- la pratica della meditazione e della contemplazione.

L’accompagnamento individuale è una singola tappa oppure un percorso che si può dipanare per settimane, mesi oppure anni, in cui si stabilisce un rapporto di accompagnamento, un procedere fianco a fianco, in cui la persona è sostenuta dalla figura del suo accompagnatore, il “buon amico”, nel lavoro di smascheramento dei propri meccanismi mentali ed emotivi, origine delle difficoltà esistenziali e dell’inquietudine che la sospinge a ricercare.
Nell’accompagnamento vengono affrontate le dinamiche relative a tutti gli aspetti della personalità, da quelle più legate alla sfera psichica, a quelle esistenziali e spirituali.
Il fine dell’accompagnamento è condurre la persona incontro alla conoscenza di sé, ad imparare a considerasi non solo come limite ma anche come vastità che esiste da sempre e per sempre: è un andare verso la piena consapevolezza di sé come persona e la piena manifestazione della propria natura autentica.
I gruppi di approfondimento sono composti da un massimo di otto o nove persone e rappresentano un momento di analisi e di approfondimento sulle questioni della via interiore e della pratica del meditare e del contemplare.
Sono una opportunità per la formazione di punti di vista e di modelli interpretativi ispirati ad una visione spirituale dell’esistenza, e sono anche un momento di esperienza della pratica della disconnessione e della meditazione intesa come modo di stare di fronte alla vita.
La pratica della meditazione avviene in tre forme: meditazione guidata, meditazione a tema, zazen.

Vedi anche la sezione: La nostra proposta formativa

Chi propone questo percorso attraverso la meditazione e la contemplazione intesi come vita?

Qualcuno che tutti i giorni si lascia interrogare, provocare, mettere in crisi e cambiare dalla vita.
Qualcuno che attraverso la conoscenza di sé ha attraversato la sua mente, ne ha visto i meccanismi nella consapevolezza più vivida, e ha visto e sperimentato quello spazio che si apre oltre.
Qualcuno che della meditazione e della contemplazione, di quel modo di stare di fronte alla vita, fa esperienza.
Qualcuno che ha conosciuto quella libertà e che di quella libertà può parlare perché ne fa esperienza.
Chi propone il sentiero non si presenta come maestro, né si presenta come insegnante spirituale: parole grandi che non sente adatte a sé e che gli suscitano un moto di disagio.
Si presenta come “buon amico” che, certo, è nel buddismo delle origini uno dei termini per descrivere la figura di chi accompagna lungo il sentiero, e in quella visione il “buon amico” è declinato anche come maestro, ma qui interessa il senso profondo di quell’espressione: il “buon amico” è colui che ti sta a fianco e ti accompagna, non stando davanti, né stando sopra, ma a fianco. A fianco significa in una simpatia.
Il “buon amico” ha fatto quel percorso prima di te ma lo fa anche con te, ogni volta fa quel percorso.
Il “buon amico” non ha più uno scopo suo, non deve raggiungere qualcosa: può stare lì, con te, in ciò che accade.
Non ha nulla da perdere, né nulla da guadagnare.

Lo sbocciare del fiore della contemplazione: la fine del ricercare

Alla luce di questo si comprende che nel sentiero non c’è un’ascesi, una disciplina, un dover fare questo piuttosto che l’altro: niente da “dover fare” per cambiarsi, per trasformarsi, per raggiungere quello o quell’altro stato, magari la realizzazione finale.
C’è solo un osservare, un osservare senza fine, che dà luogo ad una conoscenza, ad una consapevolezza ed una comprensione nuovi e, mentre ciò accade, è sostenuto da un fermo disporsi all’essere trasformato.
La persona che si avvicina ad una via interiore è sempre mossa da un impulso alla ricerca, a volte questo impulso porta con sé un’ansia.
Man mano che ci si addentra nel sentiero e nella pratica della meditazione e della contemplazione, quest’ansia e questa spinta si placano e sorge dell’altro, sorge un lasciar andare, un quietarsi, un abbandono a come la vita si presenta giorno dopo giorno. Molte cose che riempivano la vita della persona semplicemente non interessano più, le amicizie cambiano, a volte viene meno anche il bisogno di leggere e riempirsi leggendo.
Sempre di più la persona è mossa nell’interiore da qualcosa che non sa definire ma che la conduce ora di qua, ora di là, incontro alle esperienze della vita.
Più l’abbandono è coltivato più la parola sorge dal silenzio e l’azione dalla stasi.
Il meditare diviene lo sguardo sul presente: il mare dell’emozione si placa, la persona vive il suo mondo interiore con le sue sensazioni ed emozioni, coi suoi pensieri, senza esserne più travolto.
Sorge un distacco ed una tenerezza per sé e per l’altro, per qualunque manifestazione di sé e dell’altro.
Giunti a casa non c’è più impulso alla ricerca, possiamo posare lo sguardo nella pace interiore; dalla sponda del fiume osservare.