Quando siamo persi a noi stessi

Molte zone delle Marche sono sott’acqua, molte persone hanno perduto molto, alcune la vita.
Ci sono responsabilità precise nel campo della programmazione urbanistica e ci sono responsabilità più generali, non imputabili ai soli cittadini marchigiani, quelle relative al cambiamento climatico.
Parlavo ieri mattina, dopo aver spalato per ore fango, con un terzista – un imprenditore che lavora in campagna per conto degli agricoltori – e convenivamo che nessuno è pronto a ciò che il cambiamento climatico comporta: non gli agricoltori, non gli amministratori, non i cittadini in genere: sembra che i nostri occhi non riescano a vedere l’evidente, a coglierne la portata e a indurci a reagire con prontezza e con la radicalità necessaria.
Osservo con molta attenzione i fatti del mondo, ieri le scene all’Olimpico di Roma, l’intervista a Di Battista del TG3 (di cui scrivo in questo post), i toni di una campagna elettorale irrealistica, pura propaganda di imbonitori di una massa impaurita.
Tutte le volte che l’umano è in preda alla paura e reagisce a questa con l’aggressività, produce mostri.
Quando siamo persi a noi stessi dovremmo evitare di accompagnarci ad altri altrettanto persi a sé stessi: dovremmo sederci e respirare; entrare in una libreria come quella della foto e sfogliare qualche libro che parli dell’essenziale; dovremmo non alimentare in noi ciò che ci oscura lo sguardo del sentire.
Dovremmo, ma a volte, guardando il mondo, mi coglie lo sconforto.

Immagine da: http://goo.gl/mZfAJk


 

Di cosa ci pentiamo o ci pentiremo

Rivolgendosi ai mafiosi il Papa ha detto: “Convertitevi per non finire all’inferno, è quello che vi aspetta se continuate su questa strada”.
Non voglio discutere della nozione di inferno che ancora trova spazio nella visione cattolica.
Per chi scrive il problema è di natura molto diversa: in questa vita, coloro che hanno accesso al senso di colpa lì trovano il loro inferno; nella vita dopo la morte tutte le tradizioni riconoscono che la persona si trova a rivisitare la vita trascorsa e a soffrire per il male inferto e l’egoismo provato.
In questa vita coloro che praticano la sopraffazione, l’egoismo, la violenza, l’assassinio, lo stupro si confrontano con la propria coscienza, se questa ha compreso il limite di quelle azioni: ma se non lo ha compreso?
Abbiamo la bizzarra idea che la coscienza sia “Dio nell’uomo” quando invece non è che uno dei corpi di quest’ultimo, una delle sue dimensioni (come lo sono la mente, l’emozione o il corpo fisico), per di più in evoluzione e strutturazione continua.
E’ vero che la coscienza guida l’operato umano, è anche vero che se non ha compreso determinati principi e valori procede per tentativi, impara attraverso le esperienze, sbagliando diremmo nel linguaggio comune.
Una coscienza che non ha compreso che non si ruba e non si uccide, permetterà che il suo veicolo, la persona, coltivi il furto e l’assassinio finché, di esperienza in esperienza non acquisirà i dati, le informazioni, le comprensioni per cambiare atteggiamento.
Chi ascolterà l’appello del Papa? Quei mafiosi la cui coscienza ha già compreso che certe azioni non sono legittime, che è pronta al cambio di vita ma che, per una resistenza dell’identità al cambiamento, ancora persevera.

Immagine tratta da: http://goo.gl/JtLBfq


 

Dal sorgere del sole al tramonto divento una persona diversa

Ogni ora, ogni incontro scandiscono lo scomparire di qualcosa e l’avanzare di altro.
Una paura, una chiusura, uno sbilanciamento se osservati e non rimossi, se affrontati per la loro natura e accolti come possibilità di trasformazione, lasciano il passo al nuovo, ad altro che sorge.
Di incontro in incontro, di esperienza in esperienza, qualunque sia la mia identificazione o la mia consapevolezza, qualcosa muta nell’equilibrio interiore tra paura ed apertura, ego-donazione di sé.
Il tempo non è solo un dato cronologico è, innanzitutto, processo del sentire e trasformazione sequenziale nell’identità e nelle sue resistenze.
Oggi, proprio oggi posso imparare attraverso tutto ciò che si presenta, attraverso tutti coloro che per le ragioni più diverse si impattano con me.

L’immagine è tratta da: http://www.skipblog.it/tag/tempo/

Che cos’è il sentire di coscienza

Brano del libro “L’essenziale”(5) pag. 20 nuova edizione.
Il sentire sono le comprensioni che formano il corpo della coscienza. Come il corpo fisico è composto di cellule, così il corpo della coscienza è composto di atomi di sentire, di cellule di sentire.
Le cellule di sentire si formano attraverso le esperienze, solo attraverso le esperienze nel tempo e nello spazio, nel divenire.
Naturalmente il sentire è anche organo di senso perché la realtà, su quel piano, viene percepita attraverso esso, viene sentita.

Commento: L’intenzione genera l’esperienza la quale permette di capire e di divenire consapevoli di aspetti di sé, dell’altro, della realtà.
Ciò che è capito in varie situazioni produce trasformazioni nel modo di interpretare e vivere la realtà: il soggetto che “capisce” è l’identità.
Si crea un circuito virtuoso: la trasformazione del punto di vista cambia la realtà e questa muta il punto di vista.
Vari aspetti che sono stati capiti dall’identità danno luogo ad una comprensione: un insieme di dati si costituisce come atomo di sentire.
Gli atomi di sentire costituiscono aggregazioni, cellule di sentire e queste danno luogo ad aree/isole di sentire: pian piano si struttura il corpo della coscienza.
Di esperienza in esperienza, di esistenza in esistenza il corpo si completa e quando è adeguatamente strutturato termina l’esperienza della coscienza nel tempo e nello spazio, essa non ha più necessità di sperimentare e comprendere attraverso il veicolo mentale, emozionale, fisico.
E’ quella che l’umano definisce condizione di illuminazione o di santità.

L’immagine è tratta da: http://astronomicamentis.blogosfere.it/2011/02/e8-la-teoria-geometrica-delluniverso.html

L’insieme è più ampio della parte

A sei giorni dall’intensivo ci sono robusti segni di un ridimensionamento nell’ampiezza del sentire, come se ora l’aereo cominciasse le manovre di atterraggio.
Angoscia e senso di solitudine sono le emozioni prevalenti.

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L’intelligenza dell’asino ed il tarlo

“A passeggio pesto una bottiglia di plastica e penso a quanto possa essere incivile una società. Comunque la supero e, lasciandomela alle spalle, mi sento come l’asino che tu hai descritto sabato al nostro incontro, così sono tornato, l’ho raccolta e sistemata nel cassonetto della plastica.

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L’impossibilità di separarsi dal tutto

E’ noto a molti che la mente, con la sua logica cognitiva, spesso ci tiene lontani dal sentire. Spesso tuttavia questo si traduce in un rifiuto della logica e della mente in toto, cosa che è paradossale: è un rifiuto che nasce dalla mente stessa, verso se stessa.

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