Dedichiamo una parte considerevole delle nostre energie, e del nostro breve tempo d’esistenza, a modulare la rappresentazione della nostra identità: i suoi limiti e contraddizioni ci pesano e li viviamo come ostacoli alla realizzazione di una vita piena.
Dimentichiamo, o semplicemente ignoriamo, che quei limiti sono la meccanica, l’apparato, lo strumento attraverso cui il sentire manifesta se stesso.
sentire
Dove risiede il mio essere, di Catia Belacchi
Racconti metaforici sui temi del cammino spirituale
Un capitolo del libro
Sembrano storie per bambini, in realtà nello scriverle ho pensato agli adulti, perché possano avvicinarsi ai temi del cammino spirituale, con la spontaneità e la curiosità dei bambini.
Attraverso il vivere e gli accadimenti dei personaggi delle storie, vengono portati alla luce i temi più salienti che si affrontano quando si intraprende un percorso dentro di sé, alla ricerca di sé: il senso della vita, la relazione con l’altro, il significato della sofferenza, l’importanza degli affetti, il sentire di coscienza.
Ho scritto la prima storia dopo un avvenimento che mi aveva portato a riflettere sulle mie reazioni; nell’osservarmi mi è sorta spontanea una metafora, allora di getto ho scritto il primo racconto. Alla fine lo scrivere mi ha aiutato a chiarire alcuni aspetti di me e allora ho pensato che, se avessi continuato, forse avrei potuto aiutare anche altri a fare chiarezza e a conoscere alcuni dei propri moti interiori.
Mi auguro che questo semplice narrare possa raggiungere questo scopo.
Il libro in formato eBook Kindle
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Il sentire d’essere e il ricordo
Un brano del Cerchio Firenze 77, tratto da: La fonte preziosa, Edizioni Mediterranee, pag.75
Il ricordo vi garantisce che voi continuate nel tempo.
Ma è un errore collegare se stessi al ricordo; la continuità sta nello stesso sentire d’essere, nell’essere in sé che non cessa, e non può cessare d’essere.
Il ricordo perisce, si può anche dimenticare chi si è o chi si è stati, come nei casi di amnesia totale; ma il sentirsi d’essere non cesserà mai.
Ancora sull’importanza del ritmo nella via spirituale
Riferimenti: post del 18.2 e relativa discussione sul Forum.
Nella giornata, almeno una pausa dove la consapevolezza venga rivolta all’interiore. Una settimana, una pausa; un mese, una pausa; un anno, una pausa; una vita, una pausa.
Spesso mi viene detto che con il lavoro, la famiglia, gli impegni, non è facile costruire un ritmo quotidiano: è così, non è semplice.
Solitudine, famiglia spirituale, via
Impressioni e testo preparatorio al gruppo di approfondimento del Sentiero contemplativo sul tema:
La solitudine della persona della via spirituale
Febbraio 2012
Il presente e la sua interpretazione
Non poco di ciò che pubblichiamo ha carattere filosofico e riguarda la natura della persona, della realtà, dell’Assoluto.
Pubblichiamo l’orizzonte nell’impossibilità di parlare del singolo passo: come poter raccontare del gesto del lavarsi i piedi e riporre l’asciugamano che canta l’essere nell’assenza di sé?
E che senso avrebbe parlare dei passi senza riflettere su ciò da cui sorgono e ciò che generano?
Sul linguaggio come limite all’espressione del sentire
Da Matteo: “Mi chiedevo se fosse utile e possibile creare in un certo senso un nuovo linguaggio (o forse una nuova metafisica, addirittura, con un “linguaggio-un-poco-oltre-il-
Credo che il principio da cui partire, sempre, sia la semplicità, l’essenzialità. Esistono già innumerevoli “gerghi”, mi sembra anzi che ogni via abbia il suo.