Se il coniglio si fermasse a chiedersi perché l’aquila
che sta volteggiando sopra di lui lo spaventa,
la sua vita sarebbe lunga come un battito d’ali.
Se l’uomo si fermasse a chiedersi perché sta piangendo o sta ridendo,
fermerebbe le sue lacrime o interromperebbe la propria risata
e avrebbe perso l’occasione per ridere o piangere fino in fondo.
La struttura dell’esistenza dà al coniglio la paura per arrivare
a non essere più un coniglio
e all’uomo il pianto o il riso per arrivare alla fine
del suo essere uomo.
sentire
L’infinita profondità dei fatti
Dal vangelo di Tommaso : 5. Gesù disse: – Conosci ciò che ti sta davanti, e ciò che ti è nascosto ti verrà rivelato; poiché non vi è nulla di nascosto che non venga un giorno rivelato¹.
1- Clemente Alessandrino insegnava che il primo grado della conoscenza è ammirare le cose che abbiamo davanti Stromata 2, 45 e nelle Kephalaia manichee leggiamo: «Il Salvatore ha detto ai suoi discepoli: “Conoscete quanto si trova davanti alla vostra faccia e vi sarà rivelato ciò che vi è nascosto”» Anche Pap. Oss., 654, riprende il testo nei seguenti termini: «Gesù dice: “Tutto ciò che non è davanti ai tuoi occhi e quanto ti è occulto ti sarà rivelato. Non c’è, infatti, cosa celata che non divenga manifesta, né cosa sepolta che non venga risuscitata”».
Traduzione e commento M. Craveri, I vangeli apocrifi, Einaudi.
La contemplazione del Dio vivente e la conoscenza di sé
1- Appunti dopo la riflessione contenuta nel post Alcune parole su questo pontificato.
Dal vangelo di Tommaso (il testo integrale):
2. Gesù disse: Colui che cerca non cessi di cercare, finché non trova e quando troverà sarà commosso, e quando sarà stato commosso contemplerà e regnerà sul Tutto.
3. Gesù disse: Coloro che vi guidano vi dicono: “Ecco! Il Regno è nel cielo”, allora gli uccelli del cielo vi saranno prima di voi. Se essi dicono: “Il Regno è nel mare”, allora i pesci vi saranno prima di voi. Ma il Regno è dentro di voi ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti e saprete che siete figli del Padre Vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, allora sarete nella privazione e sarete voi stessi privazione.
(Marcello Craveri, I vangeli apocrifi, Einaudi, pag. 484)
Un sentire, un tempo, un organismo generano una via
Il sentire in questione è quello che aggrega un certo numero di coscienze incarnate e, attraverso le connessioni reciproche, crea le condizioni per lo sviluppo degli scopi incarnativi dei partecipanti e per il beneficio di quanti a quel sentire condiviso possono connettersi.
Il tempo di cui parlo è relativo alle condizioni storiche, culturali, morali in cui quel sentire trova manifestazione.
L’organismo è un connessione sufficientemente stabile di sentire/individualità/persone.
Esistono vie dalle radici ramificate nei millenni che attraversano il tempo e i sentire e mantengono una continuità nella trasmissione del sapere, delle esperienze e della fede.
Il nostro orizzonte esistenziale e spirituale
Vi propongo queste parole del Cerchio Ifior che mirabilmente esprimono il senso compiuto del procedere interiore e l’approdo nell’esperienza dell’unità.
Quando comprenderò con tutto me stesso che «Tutto È Uno»
che sarà di me, Padre?
Moti
Tu non avrai più la tua famiglia,
ma ogni uomo, animale, pianta, cristallo
sarà un membro della fratellanza universale.
Finché ci manca qualcosa e la vita nell’essere
Ad un giovane senza lavoro manca di certo qualcosa, come ad una persona alla ricerca di un affetto.
C’è una parte della vita dedicata all’edificazione delle condizioni di base necessarie per realizzare il proprio cammino esistenziale.
Saggezza vorrebbe che una società fosse ordinata in modo tale da facilitare a tutti i suoi membri l’accesso alle condizioni di base per potersi avviare nella vita, ma da questo siamo ben lontani e non a caso, ma per puro e semplice egoismo di molti.
Comunque, nelle vite meno tormentate, viene un giorno in cui quelle condizioni sono realizzate e la persona ha una stabilità di fondo.
Le trasformazioni del pianeta e l’evoluzione del sentire
Un brano del Cerchio Ifior, dal loro Forum, dicembre 2016.
Adesso che ho la possibilità di osservare il nostro meraviglioso pianeta da diversi punti di osservazione, la mia meraviglia e il mio stupore per la sua bellezza ne escono accresciuti, confermando le sensazioni che provavo quando, incarnato, la mia percezione soggettiva della realtà in cui ero inserito mi permetteva soltanto una visione limitata e parziale di tale realtà, pur avvertendo già allora, dentro di me, la certezza che tale bellezza pervadeva non soltanto la piccola porzione di mondo in cui conducevo la mia esistenza ma tutto il pianeta e l’immenso cosmo di cui fa parte.
La pratica della presenza al Reale che viene e che è
Proseguiamo l’argomentare iniziato con Le fondamenta della vita interiore e di quella spirituale.
La pratica della presenza al Reale che viene e che è costituisce la radice della vita spirituale: il cammino di conoscenza, consapevolezza e comprensione matura in una pratica che si dispiega nell’insieme del vissuto quotidiano ed esistenziale.
L’esperienza della presenza al Reale è il frutto dell’attitudine meditativa che prende la forma:
– dell’ascolto;
– dell’osservazione;