L’importanza del processo, non della forma

Tutto ciò che accade nel tempo e nello spazio, nel divenire, assume una forma, di qualunque materia essa sia.
Ogni forma è il simbolo visibile di un processo.
Ogni processo conduce da ego ad amore.
Nel divenire, ogni fatto/forma accade nel presente e svela comprensioni e non comprensioni.
La persona della via interiore e spirituale è quella che non si ferma alla forma esteriore, ma di essa coglie il simbolo, il processo che indica.

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L’amore e il destino del sesso e dell’affetto

Commentando il post Amare non è possedere, Elena afferma: Ciò che mi fa riflettere è quando si divide il concetto di amore per il partner e l’idea di “fare solo sesso” con un altro che non sia il partner e che “non conta nulla”. Ma di chi stiamo parlando? Se ritengo di poter amare senza condizioni e con dedizione il mio partner, amo anche quando ritengo di fare solo sesso con un altro, altrimenti in nessuno dei due casi sono in amore. La differenza è che quando sono in coppia scelgo di sperimentarmi nel quotidiano. A mio modo di vedere, nell’espressione stessa del pensiero iniziale è racchiuso il concetto del possesso.
L’affermazione riportata all’inizio del post citato era riferita ad una persona che sta armeggiando con una materia di grande complessità.

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Le basi di un nuovo monachesimo. Quasi un manifesto

  • Al sentire guardiamo e non alla tradizione del monachesimo.
  • Al sentire e non alle religioni.
  • Al sentire affidiamo il nostro procedere, a quella comunione che celebra l’incontro di tutti coloro che vibrano all’unisono con il compreso comune.
  • Sul sentire confidiamo perché ci conduca in seno all’Assoluto.

Il sentire è ciò che costituisce il compreso delle coscienze: un nuovo monachesimo è pensabile solo nell’ottica della comunione dei sentire.

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Sulla limitata attitudine alla discussione nel Sentiero

In più di due decenni di attività, ogni tanto qualcuno ha obiettato che nel Sentiero si discute poco.
E’ così, è un’evidenza. Accade perché le persone del Sentiero sono delle pecorone? Perché sono succubi di una personalità forte e dominante? Se volete, credetelo pure.
La realtà, dal nostro punto di vista, è molto differente.
Il Sentiero sorge dal sentire e al sentire è rivolto.
Non sorge dalla mente e alle menti parla e, quindi e inevitabilmente, alle regole divisorie delle menti sottostà.

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Allinearsi al sentire

Come sapete, l’umano non manifesta nel corso dell’incarnazione il sentire effettivamente conseguito, ma solo una porzione di esso, quella necessaria a sostenere le esperienze che deve affrontare.
Allinearsi al sentire significa essere in connessione con il realmente compreso, con il sentire che costituisce e struttura il corpo della coscienza aldilà delle contingenze della incarnazione corrente.
L’allineamento al sentire è possibile con un basso tasso di identificazione: questa è la prima condizione.

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Gradi di sentire e libero arbitrio

Chiede Massimo nel commento al post Il mondo specchio dell’interiore: “In termini di libero arbitrio, quanto siamo liberi di comprendere e quindi di cambiare? O anche la comprensione (e di conseguenza l’intenzione) è un processo su cui non abbiamo margine di manovra?”
La coscienza, all’inizio del ciclo delle incarnazioni, può essere altruista?
Difficilmente. Perché? Perché il sentire che possiede, ovvero la struttura del corpo akasico che ha realizzato, è così relativa che l’altruismo non trova modo di articolarsi.

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Sentire assoluto e relativo

Nella sezione Domande e risposte, Marco pone una domanda piuttosto elaborata che sintetizzerei così: “Perché mai l’Assoluto deve manifestare il suo sentire assoluto attraverso dei sentire relativi, quando anche noi, in una incarnazione esprimiamo il nostro sentire più ampio conseguito?” Se volete comprendere meglio la questione, leggete comunque la domanda di Marco.
Mi sembra di capire che Marco si chieda perché mai, se l’Assoluto ha sentire 100, debba esprimere il sentire 1, il 2, il 3 e via dicendo.

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Oltre il vedere, la realtà sentita

Normalmente l’umano non vede che un film prodotto, sceneggiato, diretto, fruito a suo uso e consumo.
Trascorre la grande parte delle sue innumerevoli vite all’interno del set, nella cittadella delle produzioni cinematografiche, tra attori e attrici, costumisti, scenografi, truccatrici confliggendo, spesso e volentieri, con il regista, con lo sceneggiatore e, naturalmente, con se stesso.
Non sa di vivere in un teatro di posa, gli stanno bene quello e quella ignoranza. Non di rado è pieno di sé.

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