In prestito

Salire in macchina e guidare per le vie della città.
Registrare, attutito come se raggiungesse sott’acqua,

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L’ultima

Settembre porta con sé l’inizio della nuova stagione: i gruppi, gli intensivi, gli incontri con le persone nei colloqui individuali.
Quest’anno lo stacco estivo è stato breve, gli intensivi di luglio e agosto hanno fatto da ponte.

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Fermati

Attraverso un parco milanese per raggiungere la casa di un’amica.
Un’ora di strada.
Ho deciso di andare a piedi perché dopo il temporale ritrovo l’odore della terra bagnata e delle foglie.

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In un passo

Tutti i passi fatti finiscono in un passo.
Tutti i respiri in un respiro.
Tutte le attese in uno stare.
Tutta l’ansia in una fiducia.

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Ogni cosa risiede in te

Si srotolano i giorni sul tappeto del tempo che è immobile.
Nemmeno l’impeto della primavera che preme altera quel silenzio profondo.
Ogni cosa risiede in te.

Sulle abitudini, nella via spirituale

La vita che conduciamo qui ci concede molto spazio non condizionato. La nostra giornata è ritmata dal lavoro nell’orto, nel giardino, nel campo; dalla gestione del sito; dalle attività del Sentiero; dallo stare, semplice e incondizionato.

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Risiedere in sé

Attorno e attraverso l’osservatore accade la realtà.
L’osservatore non è un’entità, è un punto zero, un aspetto della realtà senza tempo. Pura neutralità.
Da quel punto immobile nell’essere avviene la percezione, l’osservazione, la relazione con ciò che chiamiamo reale, con ciò che diviene nel tempo e nello spazio.
Si succedono impulsi, sollecitazioni, fotogrammi, scene: tutto scorre, tutto è, tutto canta la vita e attraversa un essere che è solo stare e risiedere. Silenzio. Pura contemplazione.

Lontananza

Silenziose scorrono le giornate, silenziosi i gesti, silenziosa la mente aldilà delle increspature di superficie. Processi carsici avvengono oltre ogni tuo possibile controllo ed anche oltre ogni consapevolezza. Immobile come una pietra ascolti il rumore del vento tra i coppi. Le parole di ieri, i gesti, sembrano sepolti nella terra gelata, ventre in attesa. Così vorresti che finisse, in questa lontananza, che non è estraneità, ma solo distanza dall’essere del vento. Così potrebbe finire, ma sai che lei, domani, tornerà a bussare.

Perché dubitare?

“Dopo una giornata passata a mendicare,
torno alla mia capanna e chiudo la porta.
Brucio nel focolare dei rami ancora verdi;
leggo con calma le poesie di Kanzan.
Il vento dell’ovest porta la pioggia.
Ogni tanto, distendo le gambe e mi riposo.
Perchè affannarsi, perché dubitare?”
Ryokan, monaco dello zen, 1758-1831
Poesie di Ryokan, La vita felice editore

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