Chiede Antonella commentando il post Il sapore del reale, la contemplazione del sentire: Riferendomi a ciò che ha scritto Sandra: “E’ chiaro che il processo del sentire non si ottiene ma accade se e quando ci sono le condizioni.” Sento di dover chiedere: le condizioni e tutto il processo dell’accadere non trovano difficile svolgimento nella nostra quotidianità fatta di orari, corse convulse e quindi stress? E ancora: l’atteggiamento e la disposizione all’ascolto e all’osservazione possono esplicarsi in questa convulsa quotidianità?
La persona immersa nel mondo ha tre pilastri su cui appoggiare:
– la consapevolezza di quel che accade e di cosa produce in sé e nell’altro;
tempo
Vecchiaia, energie, interpretazione di sé
Vecchiaia, energie, interpretazione di sé. Dizionario del Cerchio Ifior
Diversi anni fa le Guide avevano voluto fare una seduta soltanto per persone ultracinquantenni. In occasione di quell’incontro, nel brano di apertura Moti aveva detto: «Molti di voi si sono chiesti perché fare una cosa del genere. Certamente non per farvi sentire i vostri anni; però ci è sembrato giusto – in un mondo che si preoccupa più che altro della gioventù – andare al di fuori delle regole comuni e dedicarci per una volta a coloro che non sono più del tutto giovani; magari per far loro comprendere che avere una certa età non è una scusa per ritirarsi dalla vita ma, anzi, per far loro comprendere che gli anni che hanno forniscono loro strumenti che prima non avevano e che, forse, li possono aiutare a concludere l’esistenza che stanno portando avanti facendo tutto quello che interiormente non sono riusciti a fare negli anni della maturità o della gioventù, in cui altri problemi, più urgenti, più pressanti, hanno impedito loro di osservarsi con più attenzione. E per far questo, figli nostri, è necessario, forse, comprendere che molti dei luoghi comuni che vengono presentati come reali nel parlare degli ultracinquantenni, in realtà sono soltanto … luoghi comuni. (Moti)
L’anzianità era stata poi osservata da vari punti di vista, primo fra tutti quello energetico, visto che è comune sentire degli anziani che si lamentano della scarsità delle loro forze. Come suggeriscono le Guide le cose non stanno proprio così: le energie ci sono sempre, solo che sono rivolte e impegnate verso cose che in età precedenti non ne abbisognavano.
Ogni età ha la sua bellezza, afferma il saggio, basta solo riuscire a riconoscerla.
Messaggio esemplificativo (1)
Uno dei luoghi comuni … più comune, è quello che tutti voi talvolta, parlando di voi stessi, presentate a voi stessi e agli altri. Com’è facile sentirvi dire: «Non ho più le energie che avevo quando ero giovane! Solo che 10 anni fa riuscivo a fare cose che adesso non riuscirei più a fare». Frottole! Questo è un atteggiamento mentale dovuto a qualche mancata comprensione da parte vostra!
Pensate alle energie, creature; le energie attraversano il vostro corpo fisico, ma la loro provenienza non fa parte del corpo fisico; il corpo fisico, tuttalpiù, può riuscire, per deterioramento, a condurre in misura maggiore o minore le energie che vi attraversano ma, in realtà, le energie che fluiscono attraverso di voi hanno la stessa intensità che avevano quando eravate dei bambini. Io vi garantisco che nulla, all’interno del vostro corpo di ultracinquantenni, possiede minor energia di quella che aveva vent’anni prima; quello che fa la differenza è il vostro modo di affrontare la vita. Perché, vedete, quando si incomincia a perdere l’attenzione degli altri, quando si incomincia a pensare … che so io … che la propria vita lavorativa incominci ad essere verso la fine, quando si incomincia, insomma, a intravedere l’avvicinarsi del momento dell’addio al mondo fisico, ecco che, immediatamente, in qualsiasi individuo scatta qualcosa. Cos’è questa cosa che scatta per tutti e vi fa comportare molte volte come se foste un po’ deficienti (in senso buono, s’intende)?
Qualcosa di cui avevamo già parlato tanto tempo fa: la paura della morte! Eh, sì, creature, perché malgrado voi siate in contatto ogni quindici giorni con la morte, in realtà, dopo quasi trent’anni di contatto ne avete ancora paura! Uomini e donne di poca fede, se voi davvero aveste compreso fino in fondo quello che noi vi andiamo dicendo, la vostra paura si scioglierebbe come neve al sole e voi non avreste alcun motivo di temere l’abbandono del piano fisico; e, se non aveste questa paura, molte delle energie che trattenete, che nascondete, che talvolta opprimete per crogiolarvi del vostro vittimismo, nel vostro autocompiacimento, potrebbero da tutti voi essere usate in maniera più utile e più proficua, potreste essere più attivi, potreste – come è stato detto prima – vivere ancora veramente la vostra vita. Scifo
Forse, figli nostri, che la vostra capacità di amare, di essere sensibili, di soffrire o di gioire è diversa da quella che avevate vent’anni prima? Forse che il dolore non vi tormenta più come è accaduto in passato? Forse che un momento di felicità non vi rende più allegri o spensierati; non vi fa sembrare una giornata, apparentemente vuota, una giornata degna da ricordare?
La vostra capacità di avere emozioni e sensazioni resta comunque intatta malgrado il trascorrere del tempo sul piano fisico; questo perché essa deriva dal vostro corpo astrale e il vostro corpo astrale non invecchia, ma continua comunque a reagire a ciò che vi accade. Se le vostre reazioni non arrivano a manifestarsi nel modo giusto sul piano fisico questo avviene soltanto perché voi le bloccate. Rodolfo
E i vostri pensieri, creature? Tutti voi direte: «Ma io, invecchiando, mi dimentico le parole»; oppure ancora: «Io, invecchiando, non riesco più a fare gli stessi ragionamenti che facevo una volta»; o ancora: «Sotto sforzo non riesco più ad essere coerente e mi capita talvolta di perdermi nel vuoto» … e non comprendete che la vostra capacità di pensare, di ragionare, è rimasta inalterata e che queste apparenti mancanze che voi manifestate nel vivere la vostra vita sono dovute a che cosa? Alla vostra incapacità, poca volontà di continuare a tenere in allenamento questa capacità; perché, ricordate: qualsiasi capacità che ognuno di voi possieda, si atrofizza se non viene usata! Guardatevi intorno, osservate le persone anche molto più anziane di voi che, pure, sono brillanti, riescono ancora a condurre una vita intellettiva interessante. Sotto molti punti di vista – al di là di quella che è l’evidente età fisica – talvolta sembrano più giovani di voi, e voi sembrate vecchietti al loro confronto! Non è dovuto a chissà quale particolare alchimia dell’individuo, ma è dovuto al fatto che quella tal persona o la tal altra, magari, hanno saputo tener vivi i loro interessi, e quindi stimolare i loro desideri; hanno saputo manifestare i loro bisogni, hanno saputo ragionare su ciò che pensavano fosse importante, hanno saputo entrare dentro se stessi e continuare a lavorare, non sono rimasti fermi aspettando che arrivasse il momento della parola «fine».
Le vite, il divenire, la contemplazione
Guardo i miei cani e regolarmente penso: “Temo che la prossima vita vi toccherà da umani! Che sfiga!”
Tutto evolve dice la mente, tutto diviene: il sentire da limitato ad unitario; la pianta da seme a ricovero per gli uccelli.
E’ certamente così nell’ottica del divenire ma questa è solo una delle ottiche possibili, solo uno degli sguardi sulla realtà.
Diviene la legna cenere mentre brucia? Certo che sì, dice la mente.
Certo che no, dice lo sguardo altro. Come no, la legna arde, diviene carbone ardente e pian piano cenere: si vede, accade sotto gli occhi, non lo si può mettere in discussione!
Darsi del tempo
Ci sono persone per le quali il tempo è un tiranno. Ce ne sono altre che ne hanno maggiore disponibilità ed è a queste che mi rivolgo.
Darsi tempo significa concedersi degli spazi vuoti, privi di finalità e di scopo: spazi di semplice stare.
Significa andare lenti, certamente, ma non solo: non desiderare nessun altrove, risiedere consapevolmente nel piccolo insignificante che sta accadendo.
Il piccolo quotidiano (2)
Comunità per la via della Conoscenza | Voce nell’impermanenza
Informazioni \ La sezione del sito dedicata
Soggetto: Normalmente il modo di vivere dell’uomo si articola e si struttura in base a delle scommesse e ad una perdurante eccitazione, ed è questo che poi lo porta a vivere in un continuo sballottamento. Quindi l’uomo vive lo sballottamento finché si ostina ad inserire nel quotidiano delle scommesse per poi scoprire che alcune non vanno in porto e che altre esauriscono in fretta la loro carica; ed allora dall’eccitazione l’uomo passa alla delusione in un continuo su e giù. Voi tutti vi esaltate e vi deprimete – su e giù, su e giù – eppure state già vivendo in modo diverso da quello di cui siete consapevoli, e cioè state già vivendo un processo di disconnessione interiore.
Qual’è la natura profonda di una giornata?
Una sequenza di fatti che apre sull’esperienza del “quel che è”.
Una intenzione è un fatto.
Un pensiero è un fatto.
Un’emozione è un fatto.
Un’azione è un fatto.
I fatti non vanno vissuti nella loro conseguenzialità come se fossero uno la prosecuzione dell’altro: vanno vissuti come se non fossero preceduti da niente e non dessero luogo a niente.
Sospesi nel senza tempo perchè non connessi ad altro che al loro accadere.
La consapevolezza di fatti così vissuti conduce la persona nella natura profonda di ogni fatto: ciò che viene vissuto non è positivo o negativo, costruttivo o distruttivo, attraente o repellente,
è semplicemente “quel che è”.
L’esperienza del “quel che è” apre orizzonti di senso difficilmente immaginabili da chi vive dentro la catena dei fatti e degli eventi.
Dal sorgere del sole al tramonto divento una persona diversa
Ogni ora, ogni incontro scandiscono lo scomparire di qualcosa e l’avanzare di altro.
Una paura, una chiusura, uno sbilanciamento se osservati e non rimossi, se affrontati per la loro natura e accolti come possibilità di trasformazione, lasciano il passo al nuovo, ad altro che sorge.
Di incontro in incontro, di esperienza in esperienza, qualunque sia la mia identificazione o la mia consapevolezza, qualcosa muta nell’equilibrio interiore tra paura ed apertura, ego-donazione di sé.
Il tempo non è solo un dato cronologico è, innanzitutto, processo del sentire e trasformazione sequenziale nell’identità e nelle sue resistenze.
Oggi, proprio oggi posso imparare attraverso tutto ciò che si presenta, attraverso tutti coloro che per le ragioni più diverse si impattano con me.
L’immagine è tratta da: http://www.skipblog.it/tag/tempo/
La natura dello zero
Tutto ciò che a noi appare così consistente e reale, si svela alla consapevolezza profonda non solo come effimero e illusorio, ma è compreso come non-reale e inesistente.
Non l’io, non il noi, non il tutto esiste.