Infine, ho scritto una poesia, “Lasciare Antai-ji”. Non so se si possa davvero chiamare una poesia, comunque eccola:
uchiyama roshi
Non c’è chi incarna da solo tutto lo spirito della via [Antai-ji20]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Questo luogo che chiamiamo monastero, è come la terra per il contadino. Al giorno d’oggi, a dire il vero, non ci sono discepoli in quasi nessun tempio. Solo ad Antai-ji se ne radunano molti.
La differenza fra vivere da svegli e da intontiti [Antai-ji19]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
A proposito, devo dire che osservando uno per uno i miei discepoli, mi rendo conto che sono tutti più risoluti di me, davvero. Non si può dire fino a che punto io fossi debole e inaffidabile quando, divenuto monaco, all’inizio sono andato al tempio Daichū-ji.
Non si può produrre più alcun male [Antai-ji18]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Riguardo allo zazen, davvero un minuto seduto, un minuto Buddha, per cui anche sedere un minuto, è cosa ottima. Non c’è assolutamente una misura da raggiungere altrimenti non ci siamo.
Bisogna sedere tacendo perlomeno dieci anni [Antai-ji17]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Dello zazen si dice: “Un minuto seduto, un minuto Buddha”, ma capirlo come volesse dire che se siedi per un po’, sei un po’ Buddha è eccentrico. Un po’ Buddha non va bene. Non è così. Non è sbagliato dire “un minuto seduto, un minuto Buddha”: è la base per sviluppare l’intenzione di sedere tanto e bene.
Anche l’altro è me, qualsiasi cosa è me stesso [Antai-ji16]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Nel Tenzo kyōkun, lo scritto di Dōgen che tratta della funzione del cuoco in un monastero, si legge: “La persona confusa guarda se stesso come fosse un altro, la persona saggia considera l’altro come se stesso”.
Se c’è il voto, qualsiasi cosa mi capiti è la mia vita [Antai-ji15]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Penso che lo stesso sia accaduto anche nel caso di Bodhidharma. Giunto dall’India in Cina, incontra l’imperatore Wu di Liang ma non si capiscono: allora se ne va a Shaolin, accigliato. In due parole è andata proprio così.
Il voto: nutrimento quotidiano della Via [Antai-ji14]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
A proposito del voto, c’è un breve testo che a mio parere lo esprime in forma pura e concreta: è il paragrafo su Bodhidharma del fascicolo Gyōji (La pratica continua) dello Shōbōgenzō . Quando il mio discepolo Kōshi san è partito per l’America gli ho raccomandato di recitare quel brano ogni giorno, come fosse una preghiera.
I tre atteggiamenti mentali: 2-3, la mente amorevole e lieta [Antai-ji13]
Siccome qualsiasi cosa avvenga sono io*, la cura per la mia vita in ogni circostanza è come l’amore dei genitori. Incontrare qualsiasi circostanza ed evenienza con l’amore di un genitore è la “mente amorevole”.
I tre atteggiamenti mentali: 1- la mente ‘grande’ [Antai-ji12]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Uno zazen, due pratiche (voto e pentimento, ndr), tre atteggiamenti mentali. Se lo cercate nei sūtra non lo trovate, perché io sono il primo a dirlo. Non si trova ancora scritto nei dizionari buddisti, ma presto, forse, ce lo troverete.