Fonti: Il cammino religioso, Bendowa, Stella del mattino. Tollini, Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, Mediterranee.
zazen
Le sesshin del Sentiero contemplativo
Di seguito la struttura delle sesshin del Sentiero contemplativo: i monaci e i postulanti si incontrano ogni tre mesi e condividono tre giorni di pratica e di vita comunitaria in un luogo silenzioso e appartato. Gli intensivi sono in prevalente silenzio, a esclusione delle sessioni di confronto e formazione.
La volontà e lo scopo nello zazen e nella vita
Di seguito alcune considerazioni di Leonardo, monaco del Sentiero contemplativo.
Afferma Dogen:“I Buddha e i patriarchi sulla base della grande illuminazione sicuramente si sforzano al massimo sulla Via e praticano…”
La contemplazione non è una pratica
La meditazione è, frequentemente, una pratica, la contemplazione è una disposizione dell’essere a volte interna alla stessa pratica meditativa.
Il sentire genera la disposizione contemplativa e permea i suoi corpi di questa informazione, la loro consapevolezza è pregna di esso.
Non si può produrre più alcun male [Antai-ji18]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Riguardo allo zazen, davvero un minuto seduto, un minuto Buddha, per cui anche sedere un minuto, è cosa ottima. Non c’è assolutamente una misura da raggiungere altrimenti non ci siamo.
Bisogna sedere tacendo perlomeno dieci anni [Antai-ji17]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Dello zazen si dice: “Un minuto seduto, un minuto Buddha”, ma capirlo come volesse dire che se siedi per un po’, sei un po’ Buddha è eccentrico. Un po’ Buddha non va bene. Non è così. Non è sbagliato dire “un minuto seduto, un minuto Buddha”: è la base per sviluppare l’intenzione di sedere tanto e bene.