Il vero maestro non può essere una persona [Antai-ji6]

Kōshō Uchiyama rōshiDiscorso d’addio ad Antai-ji.
Lo stesso vale per il “vero maestro”. È scritto: “Se non c’è un vero maestro non c’è modo di apprendere”*. Ma cos’è il vero maestro? Se uno pensa “Ecco, ci siamo, lui/lei è il vero maestro” senz’altro si sbaglia. Pensare “Questa persona è il mio vero maestro” non va oltre a prendere per buono un proprio pensiero.

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Zazen è il ‘Buddha Venerato’ [Antai-ji5]

Kōshō Uchiyama rōshiDiscorso d’addio ad Antai-ji.
In giapponese si indica con il termine Honzon la statua di Buddha al centro dell’altare principale di un tempio, che simbolizza l’oggetto di venerazione. Rappresenta ciò che è davvero da venerare e per noi questo è sedere in zazen aprendo la mano dei pensieri. Aprire la mano del pensiero è il valore supremo, che chiamiamo honzon, Buddha Venerato.

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La realtà della vita deve essere il valore più prezioso [Antai-ji4]

Kōshō Uchiyama rōshiDiscorso d’addio ad Antai-ji.
La pratica del buddhadharma solo per il buddhadharma è la pratica di aprire la mano del pensiero. Anche il nostro vivere e morire, di solito lo pensiamo nella nostra mente. Così man mano che s’invecchia, cresce la paura della morte. Finché si è giovani il  pensiero  di dover morire non è impellente, ma invecchiando il momento della morte si avvicina davvero e molte persone, impaurite, si chiedono “e ora che faccio?”: questo avviene perché pensano alla morte nella propria testa.

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I precetti: la liberazione momento per momento [Antai-ji3]

Kōshō Uchiyama rōshiDiscorso d’addio ad Antai-ji.
Come sapete il buddismo sottolinea soprattutto due concetti che in sanscrito sono detti rispettivamente anitya, che vuol dire “impermanenza”, “transitorietà” e pratītya-samutpāda, che  significa, detto in poche parole, che tutto ciò che viene in esistenza è prodotto di cause e condizioni, nulla si crea dal nulla né da se stesso, e niente è immodificabile. 

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Buddhadharma: la condizione di essere svegli [Antai-ji2]


Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Aprendo una volta sola la mano del pensiero, tutti i problemi si sistemano. Per quanto ci s’ingegni a mettere in ordine ogni cosa di testa propria, non ci si riesce. Infatti è la nostra mente che suscita tutti i problemi, e per questo dobbiamo aprire la mano del nostro pensiero. Ecco il significato di “lasciar cadere corpo e mente”, abbandono di corpo e mente. In quel momento tutti i problemi cessano. Vi è una breve poesia che dice:

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Cosa significa buddhadharma? [Antai-ji1]

Kōshō Uchiyama rōshi. Kyūdōsha. Il cercatore della Via. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Dopo la morte del mio maestro Sawaki rōshi, nel 1965, sono divenuto l’abate del monastero Antai-ji. Dichiarai allora che non sarei rimasto in carica per più di dieci anni e mi sarei ritirato nel 1975. Ecco, quel giorno è giunto. Il tempo vola!

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Tenzo Kyokun: il cuore grande [21.3]

21.3 È detto cuore grande, il cuore che è come la grande montagna, come il grande oceano, il cuore non parziale, non fazioso. Se porta in mano un ryō non lo considera leggero, se solleva un kin[1] non lo pensa pesante. Avvolto dalle voci della primavera, non si sollazza negli stagni primaverili; anche se vede i colori dell’autunno, non per questo ha un cuore autunnale.

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Tenzo Kyokun: il cuore di un padre e di una madre [21.2]

21.2 Quello che chiamiamo cuore di un anziano è il cuore di un padre e di una madre. Per esempio, è come la cura di un padre e di una madre verso l’unico figlio. Avere cura dei Tre Tesori è come aver cura del proprio figlio. Anche se poveri o bisognosi, con impegno nutrono amorevolmente il proprio figlio.

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