Vecchiaia, energie, interpretazione di sé. Dizionario del Cerchio Ifior
Diversi anni fa le Guide avevano voluto fare una seduta soltanto per persone ultracinquantenni. In occasione di quell’incontro, nel brano di apertura Moti aveva detto: «Molti di voi si sono chiesti perché fare una cosa del genere. Certamente non per farvi sentire i vostri anni; però ci è sembrato giusto – in un mondo che si preoccupa più che altro della gioventù – andare al di fuori delle regole comuni e dedicarci per una volta a coloro che non sono più del tutto giovani; magari per far loro comprendere che avere una certa età non è una scusa per ritirarsi dalla vita ma, anzi, per far loro comprendere che gli anni che hanno forniscono loro strumenti che prima non avevano e che, forse, li possono aiutare a concludere l’esistenza che stanno portando avanti facendo tutto quello che interiormente non sono riusciti a fare negli anni della maturità o della gioventù, in cui altri problemi, più urgenti, più pressanti, hanno impedito loro di osservarsi con più attenzione. E per far questo, figli nostri, è necessario, forse, comprendere che molti dei luoghi comuni che vengono presentati come reali nel parlare degli ultracinquantenni, in realtà sono soltanto … luoghi comuni. (Moti)
L’anzianità era stata poi osservata da vari punti di vista, primo fra tutti quello energetico, visto che è comune sentire degli anziani che si lamentano della scarsità delle loro forze. Come suggeriscono le Guide le cose non stanno proprio così: le energie ci sono sempre, solo che sono rivolte e impegnate verso cose che in età precedenti non ne abbisognavano.
Ogni età ha la sua bellezza, afferma il saggio, basta solo riuscire a riconoscerla.
Messaggio esemplificativo (1)
Uno dei luoghi comuni … più comune, è quello che tutti voi talvolta, parlando di voi stessi, presentate a voi stessi e agli altri. Com’è facile sentirvi dire: «Non ho più le energie che avevo quando ero giovane! Solo che 10 anni fa riuscivo a fare cose che adesso non riuscirei più a fare». Frottole! Questo è un atteggiamento mentale dovuto a qualche mancata comprensione da parte vostra!
Pensate alle energie, creature; le energie attraversano il vostro corpo fisico, ma la loro provenienza non fa parte del corpo fisico; il corpo fisico, tuttalpiù, può riuscire, per deterioramento, a condurre in misura maggiore o minore le energie che vi attraversano ma, in realtà, le energie che fluiscono attraverso di voi hanno la stessa intensità che avevano quando eravate dei bambini. Io vi garantisco che nulla, all’interno del vostro corpo di ultracinquantenni, possiede minor energia di quella che aveva vent’anni prima; quello che fa la differenza è il vostro modo di affrontare la vita. Perché, vedete, quando si incomincia a perdere l’attenzione degli altri, quando si incomincia a pensare … che so io … che la propria vita lavorativa incominci ad essere verso la fine, quando si incomincia, insomma, a intravedere l’avvicinarsi del momento dell’addio al mondo fisico, ecco che, immediatamente, in qualsiasi individuo scatta qualcosa. Cos’è questa cosa che scatta per tutti e vi fa comportare molte volte come se foste un po’ deficienti (in senso buono, s’intende)?
Qualcosa di cui avevamo già parlato tanto tempo fa: la paura della morte! Eh, sì, creature, perché malgrado voi siate in contatto ogni quindici giorni con la morte, in realtà, dopo quasi trent’anni di contatto ne avete ancora paura! Uomini e donne di poca fede, se voi davvero aveste compreso fino in fondo quello che noi vi andiamo dicendo, la vostra paura si scioglierebbe come neve al sole e voi non avreste alcun motivo di temere l’abbandono del piano fisico; e, se non aveste questa paura, molte delle energie che trattenete, che nascondete, che talvolta opprimete per crogiolarvi del vostro vittimismo, nel vostro autocompiacimento, potrebbero da tutti voi essere usate in maniera più utile e più proficua, potreste essere più attivi, potreste – come è stato detto prima – vivere ancora veramente la vostra vita. Scifo
Forse, figli nostri, che la vostra capacità di amare, di essere sensibili, di soffrire o di gioire è diversa da quella che avevate vent’anni prima? Forse che il dolore non vi tormenta più come è accaduto in passato? Forse che un momento di felicità non vi rende più allegri o spensierati; non vi fa sembrare una giornata, apparentemente vuota, una giornata degna da ricordare?
La vostra capacità di avere emozioni e sensazioni resta comunque intatta malgrado il trascorrere del tempo sul piano fisico; questo perché essa deriva dal vostro corpo astrale e il vostro corpo astrale non invecchia, ma continua comunque a reagire a ciò che vi accade. Se le vostre reazioni non arrivano a manifestarsi nel modo giusto sul piano fisico questo avviene soltanto perché voi le bloccate. Rodolfo
E i vostri pensieri, creature? Tutti voi direte: «Ma io, invecchiando, mi dimentico le parole»; oppure ancora: «Io, invecchiando, non riesco più a fare gli stessi ragionamenti che facevo una volta»; o ancora: «Sotto sforzo non riesco più ad essere coerente e mi capita talvolta di perdermi nel vuoto» … e non comprendete che la vostra capacità di pensare, di ragionare, è rimasta inalterata e che queste apparenti mancanze che voi manifestate nel vivere la vostra vita sono dovute a che cosa? Alla vostra incapacità, poca volontà di continuare a tenere in allenamento questa capacità; perché, ricordate: qualsiasi capacità che ognuno di voi possieda, si atrofizza se non viene usata! Guardatevi intorno, osservate le persone anche molto più anziane di voi che, pure, sono brillanti, riescono ancora a condurre una vita intellettiva interessante. Sotto molti punti di vista – al di là di quella che è l’evidente età fisica – talvolta sembrano più giovani di voi, e voi sembrate vecchietti al loro confronto! Non è dovuto a chissà quale particolare alchimia dell’individuo, ma è dovuto al fatto che quella tal persona o la tal altra, magari, hanno saputo tener vivi i loro interessi, e quindi stimolare i loro desideri; hanno saputo manifestare i loro bisogni, hanno saputo ragionare su ciò che pensavano fosse importante, hanno saputo entrare dentro se stessi e continuare a lavorare, non sono rimasti fermi aspettando che arrivasse il momento della parola «fine».